Dom 6 Mar 2016 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

il tremito originario della coscienza

pellegrinaggio

foto dal nostro pellegrinaggio in Giappone: la lanterna nell’onda cosmica

La quaresima con il suo richiamo liturgico e anche stagionale – accade sempre al varco fra l’inverno e la primavera – è il tempo propizio per guardare in faccia il nostro facile e quieto dirci che le cose vanno così, e quindi va bene così. Da giorni mi rimuginano nella mente alcune considerazioni che in qui cerco di mettere assieme. Non pochi mi confidano che dalle poche cose che narro nelle lettere trovano un incoraggiamento alla loro personale ricerca. Se la ricerca assieme aumenta il rumore, allora è superficiale. Se invece aumenta il silenzio, allora è profonda. Grazie.

I messaggi o notizie che in questi giorni rimuginano nella mia mente sono tre: 1) alcune scoperte astrofisiche, 2) le vicende politiche italiane, in particolare la legge sulle coppie di fatto, 3) il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto, che ha aperto il cammino quaresimale. Rimuginano in me non tanto come tre voci che mi giungono da fuori, ma come un trio dell’unica domanda di fondo che emerge dal fondo di me. E’ possibile essere veri? C’è un criterio per discernere ciò che è vero e ciò che è illusorio?

Gli astrofisici hanno registrato l’esistenza di un buco nero “a 300 milioni di anni luce da noi nell’ammasso della Chioma… Questo gigante misura qualcosa come 21 miliardi di volte la massa del Sole. Per dare un’idea delle proporzioni basti pensare che, se fosse al posto della nostra stella, il suo “orizzonte degli eventi” (il confine oltre il quale tutto, anche la luce, viene risucchiato dalla sua immensa forza di gravità) sarebbe posto a una distanza 15 volte superiore all’orbita di Nettuno, cioè 150 miliardi di chilometri dal suo centro…” (da La Repubblica 19 febbraio 2016).

Fino ad un’epoca recente, per alcuni tuttora, l’umanità si era appisolata nella presunzione che l’astro Terra, la sua dimora, fosse il cuore dell’universo. I catechismi cristiani con tanta disinvoltura hanno descritto l’immagine di Dio creatore come un vasaio che plasma con le sue dita un vaso, e l’immagine dell’uomo come il signore di tutta la creazione. La creazione sembrava avvenuta in una serie di migliaia di anni, come afferma la Scrittura. Tutto, in quella misura, sembrava così armonico che da quella sensazione sono nate opere d’arte stupende: i mosaici di Monreale, la Cappella Sistina… Quando l’osservatore Galileo intravide che il mondo fisico ha le sue leggi, ignare delle aspettative dell’uomo comprese quelle religiose, fu panico nella società e nella chiesa. La religione, quando si ripiega su di sé, decade in un buco nero che tutto fagocita nel suo ventre, perfino la luce di cui si dichiara testimone. La scienza ha decantato la religione dalla tentazione riduttivistica di appropriarsi dell’essere e della totalità della vita umana.

Liberato tramite la scienza dal riduttivismo religioso, l’uomo ha intrapreso ad inneggiare la scienza come prima aveva inneggiato la religione. E’ nata la cultura dei lumi. Il darwinismo ha osservato e insegnato la legge dell’evoluzione: ogni forma esistente consegue dalla duplice legge della casualità e della selezione. Le cose cozzano fra loro e dall’urto emerge una forma più forte che si impone e perpetua l’evoluzione. E’ la mentalità più vincente oggi sia a livello di studio, sia a quello pratico. Nel commercio vince il prodotto più forte di contenuto o di appealing. Tutto è fenomeno. Tutto è istante. Tutto è auto-referente. Oltre il presente, non c’è scopo da prefiggersi come meta. La relatività generale diviene relativismo generale. Il matrimonio diviene convivenza. La nascita di un bimbo si riduce all’esperienzia dei genitori di avere un figlio. L’uomo non ha più debiti da pagare, non ha più mete da raggiungere. Tutto è natura. “No, non c’è nulla in noi che sfugge le regolarità della natura… Essere liberi non significa che i nostri comportamenti non siano determinati dalle leggi della natura. Significa che sono determinati dalle leggi della natura che che agiscono nel nostro cervello”. “Noi siamo fatti della stessa polvere di stelle di cui sono fatte le cose e sia quando siamo immersi nel dolore sia quando ridiamo e risplende la gioia non facciamo che essere quello che non possiamo che essere: una parte del nostro mondo”. Sono due citazioni dal bestseller “Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli, Adelphi, pagg. 78 e 85. La scienza, già liberatrice dal buco nero della religione, a sua volta decade nel buco nero che fagocita l’essere e le funzioni della vita. Oggi è la religione, o meglio la mistica religiosa, che può e deve liberare la scienza dal buco nero in cui è caduta. Prima di portare alla bocca un pezzo di pane, bisogna ritornare a chinare il capo e a ringraziare.

La scoperta del DNA ha ferito la sicurezza della visione evoluzionistica del dharvinismo. Questo filo d’oro, il DNA, congiunge tutti gli organismi del corpo mentre ne segna armonicamente le differenze, e non ci sta a essere ridotto alle leggi della casualità e delle selezione. Il DNA, mentre permea delle ossa la loro solidità, permea ugualmente del midollo la sua sofficità. Il DNA non risponde alla selezione del più forte, ma persegue un fine armonizzatore. Protegge anche il più piccolo, il più flebile. Il DNA è materia animata da una energia che non risponde alla pura materialità. Thomas Nagel nella sua opera “Mente e cosmo” (Scienza e idee), recupera l’originalità della funzione mentale che la spiegazione dharviana vuole ridurre a solo prodotto derivato dell’evoluzione fenomenica. Scrive: “Il naturalismo evoluzionistico fornisce una spiegazione delle nostre capacità che indebolisce la loro affidabilità e, così facendo, indebolisce se stesso” (pag. 31). L’uomo, quando ha il sentore che la sua posizione filosofica non regge più a spiegare la complessità dell’essere, pur di non chinare il capo degrada la qualità dell’essere a quel minimo comun denominatore che possa essere compreso dentro la misura della sua visione filosofica. Riduce l’essere al minimo comun denominatore della sua teoria. Così il naturalismo decade nel buco nero del riduzionismo.
La tendenza a ridurre tutto a un livello per cui ciò che accade è spiegabile con il principio della causalità e della selezione del più forte, uccide i valori che non sottostanno ai due principi suddetti. Uccide la libertà, la spiritualità, la fantasia, la varietà, lo stupore. Il riduzionismo appiattisce. Così anche l’istituzione universale del matrimonio tra una donna e un uomo viene ridotta al minimo comun denominatore di semplice unione di fatto, affinché anche le unioni di due uomini o di due donne vi siano comprese. Questo ferisce la natura delle cose, vedendo dall’una e dall’altra parte. Due uomini o due donne si uniscono tramite un legame di reciproca simpatia e affetto che si contengono nella loro somiglianza sessuale, nella loro omosessualità. Il loro volersi bene si riflette dall’uno all’altro. Nel tempo può farsi anche più intenso come un raggio laser che si raggira su se stesso va guadagnando intensità, ma il loro legame rimane radicato nella somiglianza sessuale come il riflesso di due specchi. Ma il legame che unisce una donna e un uomo è d’ altra natura: i due si legano tra loro ma rivolti verso l’incognito. L’incognito li unisce. Incognito è già la loro diversità sessuale, temperamentale; ma soprattutto è la strada della maternità e della paternità. Una donna e un uomo sposano le loro differenze e insieme sposano l’oltre che scaturisce dalle loro differenze, che a loro rimane nascosto fino al giorno in cui, manifestandosi, li riempirà di stupore di gioia e a volte anche di dolore.

Il buco nero del riduzionismo corrode anche le differenze linguistiche, culturali, religiose. Perfino la via del dialogo interreligioso decade in ricerca di somiglianze anziché di differenze. Il dialogo interreligioso può essere soltanto coppia di fatto. Ci si guarda allo specchio, con nascosta l’invidiuzza procurata dallo scoprirsi meno bello dell’altro. Nel vero dialogo interreligioso le doti dell’altro riempiono di stupore e di riconoscenza.

Le differenze fanno paura. Perfino l’Unione Europea può decadere nel buco nero del riduzionismo. L’Italia, già ricca di una cultura stupendamente variegata, si riduce a rincorrere un’Europa anonima. Il fenomeno della fuga delle menti a monte non ha solo la ricerca di un posto rimunerato, ma anche la conformità a un modello di vita che altrove fa più successo che non in Italia. Chino il capo ai giovani che scelgono di rimanere nella terra dei loro padri, con onore. Il riduzionismo abolisce il limite e rende tutto uniforme.

Dopo il battesimo nella corrente del Giordano, Gesù si recò nel deserto dove per quaranta giorni praticò il silenzio e il digiuno allo scopo di consolidare se stesso nella vocazione cristica che il Padre gli aveva affidato. Al completamento dei quaranta giorni ebbe fame e sperimentò fisicamente la sua umanità, il suo limite. La sua vocazione cristica, che prima era sogno e preghiera, ora diventava reale e la realtà mette alla prova il sogno e la preghiera. La tentazione si fa avanti quando uno dà corpo a quanto ha sognato e pregato e si frappone a impedire all’ideale di incarnarsi nel reale. Tre tentazioni assalirono Gesù e Gesù le attraversò con il suo corpo e il suo spirito. Erano come tre buchi neri che tentarono di captarlo e con lui captare la storia umana. Anzitutto la tentazione di ridurre l’uomo al ventre che fagocita cibo e bevanda, quindi alla sola animalità e materialità. “Non di solo pane vive l’uomo”, Gesù controbatté. La seconda tentazione istigò Gesù a ridurre l’uomo solo al bisogno religioso. Era la tentazione del buco nero della religione che fagocita il tempo del cammino storico e la ricerca scientifica, riducendo i valori soltanto al culto, alla devozione, al miracolo. “Non tentare il Signore Dio tuo”, controbatté Gesù. La terza tentazione sobillò a Gesù ad affidare la sua vocazione cristica al potere politico e alle ricchezze. Era la tentazione del buco nero che fagocita la libertà e la democrazia, in cambio garantendo una vita quieta e protetta. “Adorerai solo Dio”, controbatté. Quel Dio che è sempre oltre, eppure dimora l’intimo di tutto. Il Dio che mai nessuno ha visto. (Gv 1,18).

“Un secolo fa, quando Albert Einstein per la prima volta aveva previsto l’esistenza delle onde gravitazionali – sottili increspature nello spazio-tempo prodotte da oggetti massicci che sfrecciano nel cosmo – aveva immaginato che non sarebbero mai state osservate. Anche se gli echi di lontane sinfonie celesti si propagano attraverso il tessuto profondo della realtà, Einstein pensava che le loro eteree armonie fossero destinate a rimanere inascoltate per l’eternità. Lo scorso 11 febbraio, gli scienziati del Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory (LIGO) hanno dimostrato che Einstein aveva sia ragione sia torto, annunciando di aver rilevato la prima nota di quella sinfonia cosmica che nessuno avrebbe mai potuto ascoltare. Si trattava di un cinguettio gorgogliante di onde gravitazionali…” (da Il Sussidiario.net 21 febraio 2016).

L’immenso cosmo custodisce tuttora l’onda del vagito primordiale della sua nascita. I buchi neri dispersi nel cosmo tentano di assorbire e annullare questa onda, ma mentre la vogliano fagocitare, ancora la suscitano e con l’urto della loro massa la diffondono. Questa onda che i buchi neri non possono annullare da sempre si posa anche sul pianeta Terra e rimbalza nel cosmo. L’essere umano ha potuto registrarne la eco. Ha captato con gli strumenti fabbricati dalle sue mani, e ha riconosciuto con l’attività della sua mente. Spazi immensi e piccolo essere umano in concerto!
C’è un ambito dove la voce primordiale della verità si manifesta. E’ la coscienza. E’ la coscienza non fagocitata dal buco nero dell’io ma che, anzi, all’urto contro la pesantezza dell’io riverbera e si diffonde, libera. La coscienza non è proprietà dell’uomo. Se l’uomo se ne presume proprietario, decade in solipsismo, anticamera del buco nero dell’egoismo. La coscienza è un luogo dove echeggia l’onda primordiale della realtà. Vi dialogano Dio, la natura, l’uomo, lo spirito e la materia, la vita e la morte, e tutte le cose. Le tante voci si scontrano, si incontrano, purificandosi. Quando tutti i rumori, purificati dai loro solipsismi, tacciono, allora nel silenzio riverbera la voce primordiale, il tremito originario. Quella voce non ha un soggetto, ma è la sinfonia della verità che manifesta un suo raggio di luce.

Quando la coscienza parla proprio a me nel mio intimo, e contemporaneamente non è mia proprietà, ma è voce originaria che mi coinvolge, allora il mio piccolo io scopre se stesso dentro la sinfonia universale. Scopre la sua missione nel pensiero di Dio e il suo ruolo nell’armonia cosmica. Davanti al dolore questa scoperta si appanna. Allora l’uomo assurge alla sua più alta qualità: affidandosi alla vibrazione originaria diventa capace di credere senza vedere che tutto è valido e santo. Rosanna alcuni giorni prima della sua morte mi confidò: Se non lo respiravo io quel germe di male (la polvere d’amianto), forse lo respirava un bambino. Meglio così!

Grazie Rosanna, grazie Gennaro, grazie Stefano!

p. Luciano

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