Ven 16 Dic 2016 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

Vangelo e Zen, Desio 08 – 12 – 2016

la rosa dicembrina.doc

Dicembre! Nel nostro giardino, su un ramoscello spoglio, tra le spine, è fiorita una rosa dal colore bianco tenero. Sui nudi petali, gocce di brina. Tutt’attorno, foglie marcescenti. (foto di Giordana).

NATALE! “Vi annunzio una grande gioia…: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,10-12).

Il bambino potrebbe nascere durante il lungo viaggio da Nazareth a Betlemme, in un qualche luogo aspro, disabitato. Maria, così prevedendo, tesse le fasce e le portò con sé per avvolgere il corpicino del bambino nato dove non c’è nulla. Il bambino nacque in una stalla della campagna, e la madre lo fasciò e lo pose nella mangiatoia dove c’era il fieno per gli animali. Le fasce erano il frutto dell’attenzione e della cura di Maria, ma la mangiatoia fu una graziosa scoperta. Stava lì, vuota e dimenticata. Sembrava inutile, e invece fu subito molto utile. Fu necessaria. La provvidenza cosmica e umana l’avevano messa lì, all’insaputa di ogni perché. Quando una necessità è reale, questa ha la potenza di ciò che è reale, la potenza che trasforma le avversità in benefici. Fa scoprire nelle cose e nelle situazioni le segrete risposte d’aiuto che vi sono nascoste. Ma la necessità deve essere reale, come l’acqua per il disidratato. Se la necessità è qualcosa messo in scena, né l’occhio ha la potenza di scoprire, né le cose la potenza di mostrare. Maria vide nella paglia della greppia un soffice lettino per il suo bambino e la paglia rispose immediatamente. La grande provvidenza cosmica e quella piccola dell’uomo, senza saperlo, avevano composto un umile attrezzo che la necessità elevò a culla di Dio fatto uomo.

Maria partorì l’Emmanuele, il Dio con noi”. Il Dio con noi vagì, sorrise, succhiò la mammella della madre, fece i suoi primi bisogni fisiologici nelle fasce e la madre li lavò. Tutto avveniva come è fiorita la rosa dicembrina nel nostro giardino, senza alcuna forzatura, semplicemente come doveva avvenire.

Ultimamente un carissimo amico mi ha procurato l’occasione di rileggere alcune espressioni di Simone Weil. Cito a memoria: “Dio e il soprannaturale sono nascosti e senza forma nell’universo. E’ bene che siano nascosti e senza nome nell’anima. Altrimenti, si rischia di avere sotto questo nome cose immaginarie. Coloro che hanno nutrito e vestito il Cristo non sapevano che era il Cristo…. Cattolici e protestanti parlano troppo di cose sante… Quello che in noi viene da Satana è l’immaginazione”.

“…si rischia di avere sotto questo nome cose immaginarie”: cose non necessarie, senza fondamento, pesanti, goffe.

Mi domando quanto nel nostro Natale c’è di reale e necessario, e quanto vi è di di immaginario e di superfluo. Ma non solo nel Natale, bensì in tutta la religione, in tutte le religioni. Spesso si ha l’impressione che la religione sia una posa che si deve tenere su con tutte le forze per darsi ragione di quanto si afferma di credere. Ma quanto è tenuto su dalla nostra mente è immaginario. Se la mente lo molla, svanisce. La fede è piuttosto quanto rimane dopo che tu, con la mente, hai fatto di tutto per negare. Ciò che non riesci a buttare via, è necessario. Alcune fasce, una mangiatoia e un rosa dicembrina gemmata di brina.

Tutto avviene agilmente quando una necessità è vera e l’uomo ne cerca veramente la soluzione. Avviene così agilmente che si attua senza sforzo, senza scarto, senza ridondanza, anche se richiede arduo impegno. Avviene senza fare scalpore. “Cattolici e protestanti parlano troppo di cose sante…”. Alla mangiatoia dove giaceva quel bambino solo alcuni pastori, e nessuno con la Bibbia in mano.

Oggi, in Italia, il vero Natale, quello veramente necessario, è il Natale della solidarietà umana e civile. La campagna referendaria ha messo in rilievo quanto siamo un popolo sbriciolato in tante opinioni e interessi: tanti no, tanti sì, ma sconnessi. Tante opinioni e interessi che, non sapendo che sono solo opinioni e interessi, ci rendono nemici, ciascuno in difesa del proprio assoluto: la propria opinione, il proprio partito, il proprio io. Buttiamo via le nostre opinioni, le nostre appartenenze partitiche o religiose, e osserviamo cosa rimane. Rimane un bambino avvolto nelle fasce dell’esistenzialità e posato nella mangiatoia della vita, nel destino di doversi nutrire sacrificando altra vita per nutrire la propria. Rimane un sé che è tutto nutrito da altro da sé. E l’altro da sé che lo nutre, è pure nutrito da altro da sé. Rimane la grazia! Rimane l’eucaristia.

Il Natale: anche Dio, l’idea più assolutizzata dagli uomini, s’è fatto un bambino avvolto in fasce, che dorme nella mangiatoia, nel destino di nutrirsi con la vita che altri gli danno sacrificando la propria. Si svegliò, pianse, e la madre l’accostò alla sua mammella. Il bambino “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,51). L’Assoluto in un bambino che cresceva, in tutti i bambini che crescono.

Terremoto e alluvione, disoccupazione giovanile, immigrazione, debito pubblico, evasione, degrado ambientale, strutture scolastiche inadempienti. A necessità reale, reale risposta! Il Natale oggi!

“Vi annunzio una grande gioia…: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” . E, in giardino, una rosa dicembrina gemmata di brina.

p.Luciano

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