* Il carisma dello zen e del vangelo

A questo punto è molto interessante soffermarci ulteriormente a contemplare come possono dialogare fra loro i carismi originari dello zen e del vangelo. L’ambiente di tale dialogare fra loro è la mia vita, è la società attuale. Alcune proposizioni riportate fra virgolette sono riprese da una mia lettera inviata a un amico monaco buddhista di nome Heizen [4]

«Il carisma dello zen è la vivida e feconda memoria dell’ origine, quindi del puro nulla da cui proveniamo, in cui ora, piccole e gradi esistenze, ci libriamo. E purificare le incrostazioni e gli indurimenti che lungo il cammino dell’esi­stenza si accumulano e appesantiscono la vita, lavandoli nel silenzio compo­sto e nell’armonia della natura. Il carisma dello zen è lo zazen in pratica. Reverendo e caro monaco dello zen, con la tua religiosità aiuti me, missiona­rio cristiano, a comprendere come tutta la mia ascesi cristiana, anche quella operata dai martiri, era già tutta, pura e incontaminata, nell’origine quando io ero nulla. Mi ricordi che mai io potrò aggiungere qualcosa al pensiero origi­nario di Dio. Così, mi inviti al culto del silenzio e dello stare composto senza appoggiarmi a nulla. Mi richiami alla duttilità e all’armonia della natura, così preziosa nella mistica dello zen, soprattutto a quella nobile bellezza che la natura sfoggia silenziosamente in tutti i suoi comportamenti, senza lasciare strascico, sapendo morire e sapendo rivivere con santa dignità».

«Il carisma cristiano è la vivida speranza della meta, ossia dell’ eskaton nel regno di Dio, regno di “giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 44,17), dove la realtà sarà risorta alla’sua vera fisionomia, ribaltando tanti nostri schemi. Se il grande asceta Giovanni Battista è il primo fra i nati di donna” in quel regno il più piccolo sarà più grande di lui: così testimonia Gesù. E, quindi, offrire tutto ciò che accade, gioie e dolori, virtù e peccati, sull’altare che è il Cristo, “autore e perfezionatore della nostra fede” (Eb 12,2). Il Cristo è l’aiuola dove il regno fiorisce e matura, dove il regno è il presente che contiene il passato e gestisce il futuro, dove il regno è cibo e bevanda dati a tutti affinché tutti arrivino. Il carisma cristiano è tutto in questo assurdo evangelico: c’è più gioia in cielo per un solo vero peccatore che veramente si converte, che per novantanove veri giusti che veramente non hanno bisogno di penitenza. Il carisma cristiano è testimoniare a te, monaco dello zen, che l’incontaminatezza dell’origine, alla quale tu fai ri­torno ogni qualvolta ti siedi in zazen, paradossalmente si rivela e opera nel suo splendore quay.do ci si offre all’ eskaton, alla meta. Quindi ci si butta nella vita, fino al punto di perdere l’innocenza primordiale, fino all’umiltà di dover chinare il capo per domandare il perdono, fino al bisogno di dover tendere la mano per ricevere l’aiuto fraterno, fino a morire e, morendo, risorgere. Ti invito, caro amico monaco zen, a percepire l’origine nella meta. T’invito alla religiosità dell’amore. Senz’altro mi puoi capire se tu stai di fronte a un bambino che muore di fame e lo guardi negli occhi. Qualora l’origine incontaminata, a cui tu devotamente tutto affidi, non avesse un cuore che vibra alla morte di un bambino per fame, se restasse indifferente, non sarebbe più incontaminata, perché il pianto di un’esile vita e della don­na sua madre resterebbero inascoltati. Ma se l’origine ha un cuore,-Ia stessa origine custodisce anche la meta, dove quel pianto è onorato e risorto in gioia. L’origine è anche la meta. Noi cristiani, fondendo in un solo nome origine e meta, diciamo: Dio. Qualora poi, fissando il dramma esistenziale della storia, ci chiediamo quale sia il senso del divenire che si distende fra l’origine e la meta, allora diciamo: è il Cristo».
[4] Cf. L. MAZZOCCHI, Delle onde e del mare. L’avventura di un cristiano in dialogo con lo zen, Paoline, Milano 2006.

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