Sab 10 Mag 2025 Scritto da Maurizio Lari AGGIUNGI COMMENTO

                                                                                                                                                                                                                          La stella del mattino – cammino religioso Vangelo e Zen

                                                                                                                                                                                                                           Milano, 7 maggio 2025

                                                                     

                            Umili e Potenti quei gesti!

                                       ricordando papa Francesco

La giornalista RAI Monica Maggioni, evocando papa Francesco in un reportage di 2 settimane fa’ (https://www.instagram.com/alischannel tv/reel/DIy3Nk4tRcs/), fece notare un particolare che ha contraddistinto le due aperture della Porta Santa del giubileo eseguite personalmente da papa Francesco in Roma: quella della Porta Santa della basilica di San Pietro per i pellegrini che possono camminare liberamente le vie del mondo e quella della cappella del Carcere di Rebibbia per i pellegrini coi ceppi di vario genere ai piedi. La giornalista fece notare come papa Francesco procedette all’apertura della Porta Santa di San Pietro stando seduto sulla carrozzella, semplicemente allungando le braccia come segno affinché la porta fosse aperta dalle braccia robuste dei custodi della basilica; invece all’apertura della Porta Santa della cappella del carcere di Rebibbia ha voluto alzarsi in piedi, sospingere con le sue mani e cavalcare la soglia con i suoi piedi. Molti sono i gesti di papa Francesco che hanno toccato il cuore: il cuore dell’essere umano e quello della Natura. Anche la Natura ha il suo cuore. “Ogni creatura ha la sua propria bontà e la sua propria perfezione…Per questo l’uomo deve rispettare la bontà propria di ogni creatura… Lo scopo finale delle creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune che è Dio…” (“Laudato sì” n. 83 e seguenti). Tutta l’enciclica è un rosario di gesti che dicono il rispetto dell’uomo verso la naturalezza delle cose.

I gesti dicono senza fare rumore, nemmeno quello delle parole. Dicono tramite la loro incisività nel momento e nell’ambiente in cui sono compiuti. Un papa traballante che varca la Porta Santa della prigione tocca il cuore del prigioniero. Il gesto è il tuffo di un limite, di qualcosa che ha ed è limite della propria concretezza, che grazie al limite di essere qualcosa di reale si libra libero nell’infinito sostenuto in volo dalle ali della concretezza. Senza il peso delle ali non si vola. Senza lo slancio nel vuoto e la resistenza opposta dal peso delle ali non c’è volo. Una persona amica in una sua poesia scrive:

Né parlare né guarire

ma assumere totale

l’umana responsabilità

grappolo maturo

a calice – dolore” (Alma Borgini, “Soffiare sulle acque”)

Assumere totale: è l’incarnazione. Anche Gesù, “pur essendo figlio di Dio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza…” (Lettera agli Ebrei, 5, 8-9). Imparare l’obbedienza da ciò che si patisce è la funzione delle ali nel volo. Fuori dall’obbedienza non c’è volo, né libertà, né esperienza mistica. Si rimane nello steccato dei calcoli dell’ego.

Gesù è il gesto di Dio nella creazione e nella storia umana, autore di innumerevoli altri gesti che purificano e danno gioia: i sacramenti, le opere che suscitano meraviglia (da noi squallidamente ridotti a miracoli, ossia atti magici).

Mi è caro terminare questa lettera – questo minuscolo gesto fatto di parole – con un caldo inchino alla donna che nel suo Diario Raissa, moglie di Jaques Maritain, descrive come l’ultimo gesto della creazione, l’ultimo tocco del divino nel tempo. Massimo Cacciari, commentando l’incontro di Maria con Elisabetta, due donne incinte, nel suo libretto “Generare Dio” scrive: Maria ed Elisabetta “si incontrano, si confortano e si consolidano in uno nella coscienza del potere della propria humilitas. La loro obbedienza è potenza consapevole; a se stesse obbediscono obbedendo ai figli che nel loro ventre si agitano, anelando alla luce del proprio incontro futuro”. Papa Francesco ha compiuto vari gesti che dicono la venerazione verso la donna, ma la donna ancora rimane troppo messa da parte

nella chiesa. Ha generato Dio sulla terra, ma non può amministrare il sacramento del perdono né l’agape eucaristica. Cosa lo impedisce? La mascolinità della legge.

Papa Francesco, Grazie! P. Luciano

                                                      l’acero del nostro balconcino.

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