Dom 7 Set 2025 Scritto da Maurizio Lari AGGIUNGI COMMENTO

La stella del mattino / cammino religioso Vangelo e Zen

Milano, 7 settembre 2025

 

Il vangelo elucubrato

che non scandalizza più

“Elucubrare è elaborare con cura e assiduità meticolosa e spesso eccessiva qualcosa alla luce di un lumino” (Treccani). Lucubrum in latino significa lucerna, lumino. Nella messa di questa domenica 7 settembre verrà proclamato il Vangelo secondo Luca, cap. 14, 22-33, in versione elucubrata dai nostri vescovi al lumino del non dare scandalo ai fedeli. Il versetto elucubrato è il 26 di cui riporto l’originale in greco e la sua traduzione letterale in italiano in uso nella liturgia fino al 2008, quando il potente raggio del sole del testo originale fu elucubrato alla luce del lumino.

“Εἴ τις ἔρχεται πρός με καὶ οὐ μισεῖ τὸν πατέρα ⸀ἑαυτοῦ καὶ τὴν μητέρα καὶ τὴν γυναῖκα καὶ τὰ τέκνα καὶ τοὺς ἀδελφοὺς καὶ τὰς ἀδελφάς, ἔτι ⸀τε καὶ τὴν ⸂ψυχὴν ἑαυτοῦ⸃, οὐ δύναται

⸂εἶναί μου μαθητής⸃”

“Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.

La versione elucubrata pubblicata dai nostri vescovi nel 2008 e che ascolteremo nella messa di questa domenica dice:

“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.

Ogni essere umano, di ogni epoca, leggendo il versetto 26 del Vangelo secondo Luca: “Se uno che viene a me non odia suo padre, sua madre … e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”, rimane come impietrito dal senso inquietante nascosto nel verbo “odiare” che Gesù applica al rapporto di ciascuno di noi verso i propri cari, quale verifica della nostra sincera sequela al suo Vangelo.

Gli studiosi della Bibbia sono unanimi nel ritenere che la forma verbale “odia”, in greco “μισεῖ”, del versetto in questione sia stata pronunciata proprio così da Gesù nel suo gergo aramaico, appunto perché troppo rivoluzionaria e quindi impensabile da parte dei discepoli. Anche noi, pur impietriti, rimaniamo a meditare il significato nascosto del verbo odiare che Gesù ci richiede nei rapporti con le persone più intime e a noi più care. Questa riflessione ci è richiesta anche dai tempi che stiamo vivendo in cui abbondano le notizie di violenza famigliare.

A chi vuole seguirlo Gesù chiede di accedere a una dimensione nuova al confronto della cerchia famigliare, e a percorrere la via della propria vocazione in libertà personale. Sullo sfondo sta la convinzione fondamentale della via cristiana che in ogni uomo è una immagine unica di Dio, di cui nessun consanguineo può ergersi a possessore.

Gesù ci chiede di odiare la via dei compromessi, dei raggiri, delle mezze misure, degli attaccamenti che rinchiudono. Ci chiede di odiare la dipendenza agli strumenti di comunicazione che ci sommergono nella genericità senza colore né profumo.

Ed eccoci al brano di vangelo elucubrato, che non scandalizza più”:

“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.

Questo non è vangelo originario, perché non c’è un amare Gesù che nello stesso atto di amore non ci sia anche l’amare i propri genitori, figli, moglie, fratelli, sorelle e la propria vita

 

e tutto l’universo, compresa la piccola formica. Nello stesso modo non c’è un amare i propri cari senza amare nello stesso atto di amore il Signore Gesù. Nella via del Vangelo non c’è un commerciare l’amore a prezzi differenti, a chi più, a chi meno. Proprio mentre si riversa una goccia di amore a una piccola formica, l’amore incluso in quel piccolo gesto è pur sempre l’amore che tutto avvolge. Se l’amore fosse commerciabile a seconda del grado di affinità di sangue, o di rango, o di appartenenza etnica o religiosa, come potremmo amare i propri nemici? Ci resterebbe tra le mani solo un qualche rimasuglio, dato che l’amore vero abbiamo dovuto riservarlo al Signore, quindi ai genitori, quindi ai figli e fratelli ecc. Ci resterebbe si e no un qualche scarto. Eppure Lui disse:

“Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi” (Lc 6,35).

Carissimi Vescovi d’Italia, dateci il Vangelo originario. Siamo cristiani adulti e possiamo comprendere il Vangelo originario perché abbiamo bisogno proprio della sua radicalità. Grazie!

p. Luciano

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