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I giornali hanno annunciato il recupero della corona dell’imperatrice Eugenia che i ladri dei gioielli del Louvre (19 ottobre) avevano perso nella fretta della fuga. Ritrovata la corona di smeraldi e di gemme brillanti, il piatto dell’affamato è rimasto vuoto e quello del ricco fastoso. Le corone d’oro sono sterili.
Al termine dell’anno liturgico – nel rito ambrosiano domenica 9 nov, nel rito romano domenica 23 nov. – la chiesa festeggia Gesù re dell’universo. La sua corona fu di spine, vessillo delle tante e tante corone che incoronano il capo degli esseri umani dediti agli impegni della vita.
Dalla vita missionaria in Giappone mi rimane il ricordo delle contadine e dei contadini dediti al trapianto degli steli di riso nelle risaie colme d’acqua. Ricordo familiare, perché subito mi fa immaginare mia madre che ogni anno andava a fare la mondina nelle risaie pavesi. Affidava noi figli piccoli ad un’altra mamma del villaggio, dei cui figli si era presa cura insieme con noi quando tale mamma a sua volta era partita per un qualche lavoro stagionale allo scopo di racimolare un gruzzolo per la sua nidiata. Ovviamente io non ho mai potuto vedere mia madre chinata sul pelo dell’acqua a mondare o a trapiantare, e così me la immaginavo tra le contadine delle risaie giapponesi. Queste, ogni tanto, si ergevano diritte per dar riposo alla spina dorsale. Così certamente anche mia madre.
Le contadine e i contadini del Giappone di allora incoronavano il loro capo con un tipo di salvietta chiamato HACHIMAKI (鉢巻). Questo assorbiva il sudore che altrimenti sarebbe colato negli occhi. Ad ogni sosta per un bicchiere d’acqua, lo hachimaki veniva strizzato nell’acqua in modo da regalare un attimo di freschezza alla fronte. Oggi anche in Italia ci sono boutique che vendono hachimaki; costosi e fastosi. Ma sono sterili, come sono sterili i pantaloni sfilacciati e macchiati di pittura che alcuni sfoggiano senza aver mai grondato una goccia di sudore o messo mano ad un attrezzo da lavoro.
Nella festa di Gesù re dell’universo un inchino e un grazie a tutti i lavoratori che incoronano il loro capo e la loro mente con lo hachimaki dell’attenzione e della diligenza: l’elmo degli operai di tante categorie, la cuffia delle infermiere, il foulard dei pasticcieri, il berretto dei ferrovieri, il copricapo dei contadini e di chiunque conosce la goccia di sudore che gronda negli occhi.
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