Lun 25 Ago 2025 Scritto da Maurizio Lari AGGIUNGI COMMENTO

La stella del mattino – cammino religioso Vangelo e Zen

Milano, Via Palermo 11 – 22 agosto 2025

Crepuscolo al Sol Levante

Insieme con 6 sacerdoti italiani, giovani e profondamente interessati alla conoscenza della via dello spirito dei popoli orientali, dal 1 al 20 agosto ho pellegrinato alla Via scintoista, alla Via buddhista e alla Via cristiana del popolo giapponese. Giornate intensissime e grondanti gocce di sudore, di tanto in tanto il conforto di lievi soffi di brezza. Per me la commozione del re-incontro con le piccole comunità cattoliche della mia attività missionaria di cinquant’anni fa’.

Quanto descrivo è la mia personale impressione. Impressione che ha il limite di solo 20 giornate, eppure che a me appare vera. Ho trovato il Giappone profondamente cambiato. Cinquant’anni fa’, al tempo della mia attività missionaria, il Giappone mi appariva animato dal furore del progresso di cui si percepiva primo attore nel mondo. Gli universitari, e anche gli studenti delle superiori che non intendevano proseguire gli studi, prima ancora della laurea o del diploma ricevevano più inviti a posti di lavoro, fra cui sceglievano quello più adatto a sé. In questi giorni ho chiesto ad alcuni giapponesi dai capelli bianchi come mai continuassero a lavorare, la risposta fu quella di voler arrotondare la pensione insufficiente. Il vescovo ausiliare di Tokyo, mons. Lembo missionario del PIME, nell’incontro di 2 ore avuto alla fine del nostro viaggio, ci ha parlato delle sacche di povertà presenti in Tokyo: ragazzi e giovani dai genitori assenti e senza amici, per cui la diocesi di Tokyo progetta la destinazione di alcune sedi parrocchiali a centri di incontro e di sostegno per loro. La diocesi di Tokyo ha 84 parrocchie nella metropoli di cui la metà potrebbe continuare il servizio pastorale per tutta la città e l’altra destinata all’incontro e al sostegno umano. Anche la carenza di sacerdoti suggerisce questa nuova impostazione: in tutto il Giappone 6 seminaristi di cui due immigrati vietnamiti. La chiesa giapponese vive un momento di profonda crisi. Anche molti giovani figli dei cristiani di Nagasaki, nascosti e perseguitati, abbandonano la frequenza della chiesa una volta trasferitisi altrove per lo studio o il lavoro. Così ci confidò l’ausiliare di Tokyo. Don Fusao Sekine, parroco novantenne della chiesa di Setagaya, Tokyo. Ci disse che i giovani giapponesi percepiscono che la decantata via del progresso materiale non risponde all’intimo anelito dell’uomo alla pace e all’armonia; eppure non esternano quanto sentono perché non credono di essere capiti. Quindi si rinchiudono in una composta interiorità che in alcuni può diventare perfino “hikikomori”. Uno dei sacerdoti del nostro gruppo notava continuamente come il comportamento dei bambini giapponesi fosse spontaneo e i loro occhi fossero gioiosi; mentre i volti degli adolescenti e dei giovani quasi uniformemente composti in un’assenza.

Abbiamo pellegrinato a vari templi scintoisti e lì, molto più che nei templi buddisti, abbiamo visto folle di giapponesi chinare il capo e sostare in silenziosa preghiera che terminavano con un duplice battito di mani. Noi 7 sacerdoti pellegrini ci siamo trovati d’accordo nell’interpretare che il popolo giapponese senta un profondo richiamo a quella che fu ed è la sua prima anima: il rapporto fecondo e reverenziale colla/nella Natura. Lì abbiamo visto anche molti giovani sostare in silenziosa preghiera. N. M., un giovane da me battezzato ed ora dai capelli bianchi, a Kagoshima ci ha offerto preziosi servizi, tra cui il trasporto delle nostre valigie dalla stazione all’albergo, dall’albergo al porto da dove in ferry abbiamo raggiunto l’isola Tanegashima. N. M., attualmente in pensione, ha fondato e anima 3 iniziative di sostegno e di incontro tra persone fisicamente e psicologicamente disagiate. Luogo di ritrovo la chiesa che durante il giorno rimane vuota. Alle persone a cui dà sostegno suole comporre poesie. Non è poeta e nella vita ha fatto il tecnico dell’agenzia dei telefoni. All’ultimo incontro di lunedì 18 agosto ha dato anche a me la poesia scritta la sera precedente di cui traduco la parte iniziale e quella finale:

“Suggerimento per vivere a lungo sani nel corpo e nello spirito:

  • dimezza il mangiare

– duplica il camminare a piedi

– triplica il sorridere.

Sempre e ovunque ama,

la mattina inondati di speranza

a mezzogiorno dove ti trovi fermati a pregare,

la notte addormentati dicendo “Grazie”.

La tua vita coi suoi limiti

gettala nel ventre del cosmo illimitato,

……….

Lungo è il viaggio della vita,

gioie e contrasti, dispiaceri e piaceri,

arriva fino in fondo

e la nube della pace ti avvolgerà

Grazie a Dio!”

Nel nostro pellegrinaggio abbiamo sostato in oasi dove il corpo e lo spirito conoscono la pace. Il primo di questi fu il centro di spiritualità Shinmeizan, dove i padri saveriani Franco e Claudio, la sorella saveriana Maria e un francescano conventuale giapponese condividono il silenzio meditativo, l’ascolto della Parola biblica e del suo riverbero nell’oggi, l’agape eucaristica, dimorando la cultura e l’attualità della gente locale.

Il secondo luogo fu la piccola cappella nel centro dell’Isola di Tanegashima dove attualmente vivono solo due cattolici: una madre e il suo figlio autistico, ai quali a suo tempo ho avuto la gioia di conferire il battesimo. I cristiani di una volta si trasferirono altrove, e la signora e il suo figlio rimasti soli tengono la cappella aperta per accogliere i non battezzati che entrano per una preghiera. La signora: un’umile sacerdotessa.

Il terzo luogo l’eremo Takamori fondato da p. Shigeto Oshida da cui io ho ricevuto il primo insegnamento e l’esempio dello Zazen che precede l’ascolto del Vangelo. Padre Oshida ha voluto essere sepolto nella terra che aveva tanto amata e curata: la lapide una tegola su cui è scritto il suo nome. La comunità attuale dell’eremo Takamori: p. Watanabe domenicano giapponese già missionario in Africa, suor Kawasumi pure dominicana, una donna e due uomini, tutti e tre contadini del posto che hanno accolto la fede cristiana e vivono in comunità. La cappella e le dimore sono costruite secondo la tradizione: in fango, paglia e legname con il beneficio di essere fresche in estate e calde in inverno. Le risaie e l’orto sono coltivati senza alcun ingrediente industriale. Nel bosco dell’eremo alcuni alberi sono dedicati alla pacificazione dei conflitti recenti o in atto. L’albero ha le radici nella terra e tende i rami verso il cielo. L’albero è preghiera che unisce il cielo e la terra. E’ la croce del perdono e della vita nuova. Sul ceppo di un tronco abbattuto dal fulmine la statua Del Buddha dal volto di bambino che custodisce tra le mani Gesù dal volto di bambino.

p. Luciano

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