Sab 10 Gen 2015 Scritto da Pierinux 8 COMMENTI

attentato-parigi-charlie-hebdo7 gennaio 2015. La notizia della strage di Parigi ha provocato in tutti e anche in me una totale condanna. Poi, ascoltando i commenti dei vari personaggi del mondo politico che venivano trasmessi uno dopo l’altro, ho avuto il sentore come se l’accaduto venisse interpretato in una sola chiave, vera ma che non è tutto. Così ho scritto la lettera “il kalašnikov e la satira”, che però non ho avuto il coraggio di spedire. Temevo di lasciare l’ombra sulla mia ferma condanna del terrorismo.

In contemporanea con la strage di Parigi, a Baqa, Nigeria, Boko Haram ha effettuato la strage di 2000 persone innocenti. I mass media e l’opinione pubblica quasi stanno ignorando tale eccidio. Questa sproporzione di interesse e di coinvolgimento mi ha convinto a spedire la lettera di due giorni fa agli amici che volessero leggerla. Salvini della Lega Nord ha criticato il papa che ieri ha accolto quattro iman. Molti gruppi musulmani europei dichiarano la loro condanna del terrorismo islamico. Ma nell’intimo del loro animo possono essere proprio così sereni? Possono restare del tutto immuni e illesi davanti agli attacchi satirici di Charlie Hebdo alla loro religione? Basta la condanna del terrorismo islamico per trovare la pace? So che questa lettera è passibile di critiche; ma ugualmente la spedisco, contento se aiuta a una riflessione più realistica. p. Luciano

Ciò che oggi è accaduto a Parigi ha suscitato in tutti sentimenti di radicale avversione verso gli atti del terrorismo islamico. In alcuni, tout court, l’avversione a tutto l’Islam. “Io non credo piu’ all’islam moderato”: così Daniela Santanché.
Anch’io mi sono unito, tout court, all’avversione generale verso il terrorismo islamico, finché in internet non ho cliccato su “Charlie Hebdo e l’Islam” e ho visto la serie delle caricature pubblicate. All’avversione al terrorismo dei kalashnikov si è aggiunta l’avversione al velato ma altrettanto violento terrorismo della satira.

La vignetta del 10 luglio 2013, firmata da Stephan Charbonnier, direttore della rivista, portava la scritta: “Le Coran c’est de la merde. Ça n’arrête pas les balles”. E questa non è la caricatura più pungente contro l’Islam e il suo Profeta pubblicato da Charlie Hebdo. Non è difficile immaginare la costernazione e il rancore di ogni islamico davanti a questa caricatura. Per l’oltre un miliardo di islamici che popolano la terra, questa caricatura è oscena, ingiusta, provocatoria. E’ molto disgustosa anche per me prete cristiano. Il Corano è un testo nobile, ricco di poesia. E’ il testo miliare di una delle grande lingue del mondo, l’arabo. Contiene preghiere e parabole profondamente religiose. Pietro Rossano (morto nel 1991), vescovo ausiliare della diocesi di Roma, mi confidò che ogni giorno pregava la Sura di apertura del Corano insieme con le Lodi della liturgia cattolica. La cultura europea deve molto a quella islamica. Granda e Cordoba sono capolavori di artisti musulmani.

Quanta gente umile delle terre dell’Equatore hanno condotto e conducono una vita dignitosa, vivificata da sentimenti di rispetto e di fraternità, sostenuti dalla recita quotidiana delle Sure del Corano! Un giorno mi trovavo su una corriera che viaggiava da Kairouan a Tozeur, Tunisia, insieme con un gruppo di volontari della Caritas di Mazara del Vallo di cui ero direttore. Salì sulla corriera una donna anziana tenendo fra le mani un grosso pane avvolto in un foulard. Manuela, una giovane del nostro gruppo, fece le meraviglie alla vista di quella pagnotta. La signora anziana se ne occorse. Spiegò il foulard e cominciò a spezzare il pane, offrendone un pezzo a ciascuno di noi. Ai nostri ammirati ringraziamenti, come risposta solo un profondo sentimento materno sul suo volto, senza mai sfociare in un sorriso.
Leggo in internet vari commenti di musulmani alla strage di Parigi. Vi ritorna la frase della citata caricatura, cambiando Coran con France: “La France c’est de merde. Ça n’arrête pas les balles”. Violenza chiama violenza.

Ho visto anche le caricature di Charlie Hebdo sulla chiesa cattolica. Una è tremenda: le tre persone divine in orgia sessuale. Sullo sfondo, ovviamente, la pedofilia dei preti. Caricature meritate dagli uomini; ma perché profanare le immagini e i principi di fede che hanno aiutato miliardi e miliardi di uomini e donne a vivere nella speranza, operando la giustizia e la carità? Perché schiacciare tutti per gli errori, pur tremendi, di alcuni? Non è anche questo terrorismo? Sono certo che ogni buon musulmano come ogni buon cattolico soffra come fosse stato ferito e ucciso, davanti a certe caricature oscene e violente.
Molti, reagendo alla strage terroristica di Parigi, hanno fatto appello alla difesa della libertà. Ma la libertà ha una dote: è il rispetto delle differenze e dei valori delle differenze. Una satira ha il pregio di smontare il castello messo su dall’ipocrisia. Ma la satira come mestiere, è sadica. E’ ideologia. Cerca l’appiglio, ingrandisce, ridicolizza, gusta soltanto la risata di ritorno. C’è anche il fondamentalismo della satira, quando questa è ideologica, non libera. Il medico chirurgo che ha praticato un taglio per far uscire il pus, poi disinfetta la ferita e la cura fino alla guarigione completa. La satira per la satira è un’attività disumana, che si nutre dell’imperfezione che è propria di ogni essere umano. Suscita la paura e uccide la spontaneità.

Se dai fatti terroristici di Parigi rimane soltanto la paura verso i musulmani, mista a rancore, la via della pace rimane ancora lontana.
p. Luciano

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8 commenti

  1. jiso forzani ha detto:

    Ho letto la lettera pubblica che hai scritto con crescente incredulità, sfociata infine in sgomento, in quanto mi appariva, man mano che leggevo, sempre più lontana dalla realtà nel nome della quale ti auguri in chiusura di voler aiutare a riflettere. Mi aspettavo che un prete cattolico, che si dice uomo di dialogo e si sente amico dei musulmani, cogliesse l’occasione straordinaria e speriamo irripetibile della strage dei vignettisti di Charlie Hebdo per rivolgere ai fratelli musulmani un discorso del genere: “Convertitevi, aprite gli occhi e la mente. Il dio che si può disegnare e irridere non è il vero Dio. Dio non si può offendere, perché un dio che si offende è il prodotto di una fantasia umana. Credere che la verità coincida con un libro e che chi svillaneggia il libro deturpa la verità, vuol dire essere spiritualmente analfabeti. Pensare che Dio si possa infangare è blasfemo, mentre irridere e dileggiare un’idea di Dio è al massimo una manifestazione di cattivo gusto”. Un discorso simile tu lo potresti fare, perché sei il testimone di una tradizione religiosa, il cristianesimo, che condivide con ebrei e musulmani il credo in un Dio unico e in un libro sacro, nel cui nome ha perpetrato per secoli le peggiori infamie: con l’alibi del monoteismo e del possesso della verità rivelata, ha inquisito, umiliato gli spiriti liberi, ha distrutto culture, messo all’indice libri e opinioni, ucciso individui e intere comunità. Da questa mortale malattia monoteista, che è alibi all’arbitrio totalitario, il cristianesimo va pian piano faticosamente guarendo (parrebbe e si spera), mentre l’islam ne è oggi preda: per questo la voce di un religioso cristiano potrebbe avere particolare utilità, come un malato (quasi) immunizzato può aiutare a curare chi ora è ammorbato dallo stesso virus.
    Invece no, scrivi che “All’avversione al terrorismo dei kalashnikov si è aggiunta l’avversione al velato ma altrettanto violento terrorismo della satira” mettendo sullo stesso piano un disegnino e una raffica di mitra, un insulto e un assassinio. E questo sarebbe realismo? Questa è benzina sul fuoco. Scrivi anche “Sono certo che ogni buon musulmano come ogni buon cattolico
    soffra come fosse stato ferito e ucciso, davanti a certe caricature oscene e violente”. Sono certo (voglio esserlo) che non sia per niente così, che ci siano musulmani (buoni o cattivi, non mi interessa, ma almeno non emotivamente stupidi) cui non importa un bel niente di quelle caricature oscene e violente, perché non si sentono minimamente toccati. Chi se ne importa di cosa pensano e scrivono i vignettisti di Charlie? Tu butti sale su quella ferita che dici di condividere, invece di lenirla e di farne vedere il non senso.
    Tu abbini il Vangelo e lo Zen. Mi permetto allora di ricordarti il seguente episodio, tratto da un libro “sacro” del Chan (Mumonkan caso 21). Fu chiesto al monaco insegnante Wen Yen (Unmon in giapponese 864-949) “Che cos’è il Buddha”. Egli rispose “Un pezzo di merda secca” (qualcuno traduce “un bastone per la merda” allusione a un sistema cinese dell’epoca di pulirsi il culo, ma pare che il pezzo di merda sia più letterale). Trovi il riferimento più esteso qui: http://www.centronirvana.it/articolichanzen47.htm
    Nessuno si è sentito offeso, nessuno ha preso il mitra, anzi ce la si racconta ancora oggi sorridendo e riflettendoci sopra, dopo più di undici secoli…
    Perché non impari qualcosa dallo Zen che propugni e non vedi tu stesso e non fai vedere ai tuoi amici islamici che in religione si può (si deve?) aver tanto sense of humor, e che a prendere troppo sul serio se stessi e le proprie idee religiose si ispessisce l’ombra che già oscura la convivenza umana?

  2. jiso forzani ha detto:

    Mi permetto di segnalare che sul sito http://www.lastelladelmattino.org , dove è pubblicata anche la lettera di padre Luciano e la mia risposta, si sta svolgendo un vivace scambio soprattutto per quanto riguarda la implicazioni religiose dei tristi eventi di Parigi.

  3. Luciano Mazzocchi ha detto:

    Ho letto le tue osservazioni e mi appaiono molto vaghe, intelletualistiche. Non mi fermo alla fraseologia da te usata, che so in parte dipendere dal tuo carattere che conosco abbastanza, dall’ammirazione verso la Francia accumulata negli anni del tuo impegno parigino, e anche dal tuo ruolo di maestro Zen – che è il tuo ruolo anche se non ami metterlo in mostra. Un maestro Zen si esprime con frasi taglienti, mettendo in rilievo il suo distacco da ciò che accade, ma anche una certa immunità, un certo non coinvolgimento. A te di fare lo stesso sconto verso di me, verso le forme del mio esprimermi da prete. Nemo iudex in causa propria. In questa situazione occorre posizionarsi nella propria umanità, porzione della stessa umanità delle vittime e degli uccisori della recente strage. Se io, se tu fossimo nati nella loro terra, tutto lascia prevedere che non saremme qui come invece siamo.
    Detto tutto questo, coi piedi nudi per terra – per tutto quanto è possibile -, ci si deve confrontare o scontrare con una domanda di fondo che non si lascia rabbonire da frasi fatte. Le satire di Charlie Hebdo sull’Islam (parliamo di queste perché sono l’argomento del momento), al di là di tutte le parvenze, a che cosa rendono culto? Che cosa è che è incensato da quelle satire contro l’Islam? Che cosa si vuole raggiungere?
    Una risposta che abbia il peso della serietà comporta la conoscenza dell’Islam nella sua realtà, e non quella immaginata dalla sponda di un popolo che ha lungamente colonizzato i popoli islamici, perpetrandovi le azioni che i coloni nella storia hanno perpetrato sulle colonnie. Può così facilmente un popolo colonizzatore avere una visione non condizionata, innocente, rispettosa, verso i popoli che ha sottomesso, al punto da permettersi di colpirlo con le sue satire?
    Un miliardo e oltre di islamici del mondo, per il loro carattere culturale e religioso, per quello che sono venendo fuori da decenni di colonialismo, vivono una pace trapuntata da plaghe di fibrillazione. L’instabilità e insieme la sospettosità verso l’occidente la cui radice risale fino alle crociate, è parte della loro anima. Il pretendere che i musulmani restino impassibili davanti alle satire di Charlie Hebdo, coi piedi saldi sulla potenza della ragione, è un puro artificio intellettuale. Sono in piazza a dire il loro dissenso alle stragi, e ciò è cosa grande. Ma ciò non toglie che dentro siano feriti.
    Le persone religiose devono comprenderlo. Hai visto il film “Uomini di Dio”?. Ricordi il testamento del priore, che fu alla fine ucciso con i confratelli, in cui rivolgeva a Dio questa attesa: “Un giorno approdato presso di te, Padre, potrò comprendere perché l’Islam è prezioso nel tuo cuore”.
    Luciano

  4. jiso ha detto:

    Non riesco a capire cosa c’entri, con quanto ho scritto riferendomi al tuo post, la questione “Le satire di Charlie Hebdo sull’Islam (parliamo di queste perché sono l’argomento del momento), al di là di tutte le parvenze, a che cosa rendono culto?” Vediamo di capire almeno di cosa stiamo parlando. Io ho messo in rilievo che tu metti sullo stesso piano le raffiche di mitra dei terroristi e le vignette “blasfeme”, affermando che trattasi di “altrettanto violento terrorismo”. La cosa continua ad apparirmi gravissima, soprattutto da parte di un uomo di religione. Uccidere e offendere sensibilità sono due cose qualitativamente diverse, incomparabili. Se non c’è questa comprensione come minimo denominatore comune qualsiasi dialogo è impossibile, non c’è lingua comune. E per fortuna decine di migliaia di musulmani “offesi” lo hanno compreso perfettamente, ieri a Parigi. Invece, da parte tua non trovo alcuna risposta al mio rilievo. Ti ho quindi proposto una riflessione sulla necessità di “approfittare” del massacro per invitare, da prete cattolico testimone dunque di una delle religioni monoteistiche del Libro, i tuoi fratelli musulmani a guardare in faccia i pericoli mortali che comporta la rivendicazione di essere dalla parte del Dio unico, e di parlare in nome Suo, in quanto depositari del Libro in cui c’è scritta la Verità, quella che vale per sempre e per tutti. Considerando anche, aggiungo, che una parte di quel Libro ce l’avete in comune, e che in quella parte abbondano esempi di terribile violenza religiosa perpetrata in nome di Dio (non entro nei particolari per non divagare). Anche su questo, nessuna risposta.
    Continuo ad attendere con fiduciosa pazienza.
    Vengo a conoscenza di un discorso di cui propongo la lettura, in quanto pronunciato da un musulmano ad altri musulmani: la compagnia di un generale mi imbarazza, ma almeno costui parla delle stesse cose di cui proponevo di parlare io.
    http://rampini.blogautore.repubblica.it/2015/01/09/il-presidente-egiziano-un-testo-da-leggere/

  5. Patrizia Gioia ha detto:

    Caro Luciano, ti unisco il “pezzo” con le mie riflessioni, due testi di Panikkar e la tua lettera inserito nel sito con cui collaboro dall’ amico Franco Livorsi, che l’ha titolato e così sistemato.
    http://www.cittafutura.al.it/web/_pages/detail.aspx?GID=19&DOCID=17337

  6. mym ha detto:

    Caro Luciano, nella tua lettera, pur apprezzabile nelle intenzioni, vi è un punto che a mio avviso non dovrebbe essere né sostenuto né condiviso da alcun religioso. Ad un certo punto dici “Sono certo che ogni buon musulmano come ogni buon cattolico soffra come fosse stato ferito e ucciso, davanti a certe caricature oscene e violente”. La mia prima critica è superficiale: equiparare la ferita del disgusto a quella di una fucilata è una sciocchezza tale da non dover essere neppure commentata. La seconda è più cogente: tu pensi che “ogni BUON musulmano come ogni BUON cattolico soffra come fosse stato ferito e ucciso, davanti a certe ecc. ecc.” ossia pensi che i buoni mussulmani e i buoni cattolici siano così idolatri, convinti che le loro immagini siano DAVVERO cose sacre da essere feriti a morte dal loro discredito. Che a livello popolare possa forse essere (anche) così, grazie al contributo dell’insegnamento delle chiese, è possibile, seppure molto improbabile. Ma se questa è la tua visuale del buon cattolico e del buon islamico, essa non solo è povera rispetto al cristianesimo (ed allo stesso islàm) ma tale visione del buon religioso, latrice di fondamentalismo, è totalmente antitetica al buddismo ed allo zen in particolare che, non ostante tali idee, ti ritieni in grado di trasmettere.
    Tuttavia, seppure le cose fossero come dici, a quelli che chiami buoni cattolici o buoni muslim è sempre aperta la possibilità di non comprare e non guardare quelle vignette, come pure la libertà di scandalizzarsi. Mi auguro che vogliate lasciare a Charlie altrettanta libertà di pubblicare e di vivere. Come l’altro ieri hanno chiesto con forza milioni di cittadini francesi e di molte altre nazioni.

  7. mym ha detto:

    Vabbe’, ho capito, sino a che il livello del discorso del Papa dei cattolici sarà: “se il mio amico Gasbarri dice una parolaccia sulla mia mamma (lo abbraccio e lo perdono? Noooo! Porgo l’altra guancia? Noooo!) si aspetti un pugno!!!” (su tutti i giornali) temo che il dialogo sia tutto in salita, praticamente un 6° grado superiore.
    Da un Papa non ci si aspetta la banalità dei discorsi da bar. Piuttosto un po’ di Vangelo.

  8. mym ha detto:

    Per fortuna, almeno in Francia, non tutti i buoni cattolici la pensano come Luciano, almeno non i gesuiti: http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/charlie_hebdo_gesuiti_francesi_vignette_papa/notizie/1118197.shtml

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