p. Agostino Rota Martir ci spedisce i suoi auguri…
Il mio “dono di Natale” quest’anno è una delle ultime lettere di padre Jean-Mohammed Abd-el-Jalil (Fez 1904-Parigi 1979), scritta a fratel André, piccolo fratello di Gesù, noto, come studioso, col nome di Louis Gardet.
Jean-Mohammed Abd-el-Jalil, originario di un’importante famiglia del Marocco, si converte al cristianesimo mentre è studente universitario a Parigi. Suo padrino di battesimo è Louis Massignon. Gli è concesso, da Pio XI, di conservare il suo nome di musulmano, unito a quello di cristiano. Diventato frate minore francescano, dedica la sua vita all’insegnamento dell’Islam, diventando testimone di un incontro e di un dialogo possibile tra culture e fedi diverse.
Dono questa lettera come segno e speranza di incontro tra diversi, anche quando un dialogo vero e proprio è ancora difficile e lontano.
«Parigi, 13.1.1979
Carissimo fratello nell’attesa
Della sua Venuta (san Paolo),Prevenisti me in dulcedine… (nella dolcezza mi hai prevenuto). Poiché proprio oggi le volevo scrivere. Perché ieri sera ero ospite di Daniel Massignon (molto affaticato dal freddo). Naturalmente abbiamo evocato in tutta amicizia il ricordo di lei che, per me, diventa una presenza spirituale. Ma è molto facile vivere questa presenza più volte ogni giorno. Ho letto il suo grosso e bel libro (l’ultimo). Ho rivisto padre de Lubac che mi ha chiesto sue notizie. È stato lui a volere la mia visita e ha… preteso che fossi io a parlare. Tra le altre cose, ho raccontato quel che mi è successo una volta con mio fratello. Tre ore di conversazione su Dio e sul suo Regno tra gli uomini. Non mi è mai capitato con un cristiano, nemmeno con un prete o un francescano. Conclusione di mio fratello: “Sono felice di constatare che non hai rinunciato alla ragione per credere ai misteri cristiani: malgrado ciò, tra noi c’è un muro”. Io allora gli ho ricordato i muri che separano i giardini che circondano Fez, costruiti per far sì che le donne fossero libere da entrambe le parti di togliersi il velo e stare all’aria aperta senza essere viste. E ho avuto l’ispirazione di aggiungere che questi muri non impedivano al profumo delle rose da entrambe le parti di incontrarsi più in alto. Il cardinal Journet voleva che trasformassi questo racconto in un articolo per Nova et Vetera. Ma era impossibile nei confronti di mio fratello. Comunque padre de Lubac lo ha trovato teologicamente esatto. Chiunque faccia la volontà di Dio così come la conosce e si applichi per meglio conoscerla è una rosa dal profumo meraviglioso che se ne va, oltre tutti i muri, ad incontrare un altro profumo che origina anch’esso nella fedeltà al dono e alle esigenze di Dio, così come vengono percepite. Un abbraccio fraterno
Fr. Jean-M. Abd-el-Jalil
Mi permetto di completare questa preghiera[1] con un’altra ispirazione : Signore, entra; spingi la porta alla quale hai bussato, spingila forte perché, al momento, fa resistenza pur essendo aperta. Entra, sei a casa tua. È la dimora che hai scelto col Padre. Grazie (san Giovanni).
[1] Unisce una cartolina che riporta una preghiera di Madeleine Delbrêl che dice: «Facci vivere la nostra vita non come una partita a scacchi, dove tutto è calcolato, non come una competizione in cui tutto è difficile, non come un teorema su cui ci rompiamo la testa, ma come una festa senza fine in cui l’incontro con te si rinnovi, come un ballo, come una danza, tra le braccia della tua grazia, nella musica universale dell’amore. Signore, vieni ad invitarci»
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