Mer 29 Ago 2007 Scritto da Pierinux 1 COMMENTO
Milano 28 agosto 200t

* dopo la pausa estiva riprendendo il sentiero ordinario….

Il mese di settembre è alle porte. Prima di indicare sommariamente il programma che concerne l’attività della Cappellania cattolica giapponese e di La stella del mattino ambito cristiano, desidero partecipare alcune impressioni dal mio recente viaggio in Giappone (5 – 27 agosto).

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Non aveva alcun scopo turistico: così non sono entrato in nessun tempio o altro luogo segnato sulle guide, pur attraversando Kyoto tre volte. Fu solo una viaggio-visita alle persone a cui è legata la mia vita: i cristiani delle missioni di Kanoya (qui ho anche svolto l’impegno di supplenza per l’assenza dell’attuale missionario), di Onejime e di Tanegashima. Vari di loro avevano compiuto il cammino di approccio a Cristo attraverso la mia compagnia, confidandomi dubbi, attese, gioie e difficoltà. Il constatare la loro maturazione umana, perfettamente giapponese e con il tocco del Vangelo, è stato la commozione più personale del viaggio. Ho portato l’Eucaristia a Kuri, la vecchietta di Tashiro che 40 anni fa mi aveva detto: “Noi non prendiamo il battesimo perché delle tue spiegazioni non abbiamo capito nulla!”. E un mese dopo, vedendo che la mia amicizia verso di loro era rimasta immutata: “Un cuore così lo chiediamo anche noi. Puoi darci il battesimo lo stesso?”. Le gambe non la reggono più e seduta su una sedia bassa, legge, prega, fa tutti i lavori che non richiedono il movimento delle gambe. Sapendo che mi piacciono le umeboshi (prugne sotto sale) me ne ha preparato un sacchetto che ho portato in Italia. A Onejime ho chiesto del vecchio orologiaio (di cui in Delle onde e del mare) e un signore anziano mi ha fornito notizie: si chiamava Yamada, padre di 5 figli, morì impazzito. Shizuo e Midori e tutti gli amici di Tanegashima mi hanno caricato di saluti per i pellegrini di 3 anni fa. Il figlio del locandiere che ci aveva preparato quella buonissima cena si sposerà in autunno e farà il viaggio di nozze in Italia.

Il Giappone impressiona per la sua dignità etnica: la cura degli ambienti, dei rapporti, l’abbondanza dei gesti di cortesia e di rispetto. Ovviamente anche il Giappone cela, dietro la dignità delle forme, il dramma umano: l’anno scorso 36.000 suicidi! Ciò che maggiormente penetra nell’intimo della loro vita – è la mia impressione – è la condivisione fraterna della sorte umana, nel sostegno reciproco. Molti giovani, più che in Italia, portano al collo la croce, alcuni anche la corona del rosario. (Un buon vino giapponese in vendita ovunque si chiama Rosario). Famigliarità con ciò che è catena, legame, condivisione della croce dell’esistenza! Nel breve tempo in cui ho supplito un mio confratello, due coppie di fidanzati (un americano e un francese con le loro fidanzate) sono venute a chiedere il matrimonio in chiesa. Il Giappone oggi assapora una ferita che lo rende – mia impressione – più umano: il sorpasso definitivo da parte della Cina anche nel campo industriale e commerciale. Questo Giappone, dall’istinto a essere il primo e scopertosi secondo, mi è apparso molto più umano e affabile. Nei telegiornali sempre la presenza anche di notizie nere. La più nera da me ascoltata: qualcuno in una piscina per bambini nell’acqua sul fondo ha fissato di nascosto un asse con vari chiodi con la punta voltata in su. Per fortuna fu scoperta e tolta.

Ho iniziato il viaggio con una sosta al monastero dei Trappisti in Hokkaido. Una trentina di monaci, tutti giapponesi, iniziano la preghiera corale alle 3,45, segue un’ora di silenzio, alle 6,00 il canto delle lodi e l’eucaristia. Poi il lavoro del pascolo, dell’artigianato del burro e altri prodotti, della risaia e dei campi. Nel monastero si respira armonia e naturalezza. Il più anziano, il monaco Imamura che ha 107 anni.

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Ho terminato il soggiorno in Giappone con la scalata alla montagna dell’isola di Yakushima, dove dal 1970 al 1978 mi recavo una volta al mese per celebrare la messa in casa dei pochi cristiani là residenti. L’isola è stata proclamata dall’Unesco patrimonio dell’umanità perché conserva gli alberi ritenuti i più longevi del mondo. Si tratta di cedri in giapponese chiamati “Yaku sugi”. Il più antico, detto “Jomon sugi” (cedro dell’era Jomon – l’era in cui l’uomo primitivo comunicava attraverso segni (mon) tracciati con corde (jo). Si suppone che il ceppo abbia 7.200 anni. Per raggiungerlo bisogna camminare 5 ore e altrettanto per il ritorno. Alle 5.00 già una schiera di giovani, per lo più universitari, si mise in cammino e anch’io con loro. Massimo rispetto della montagna (è talmente nobile che impone il rispetto!) e massima cortesia reciproca fra gruppi. Ogni tanto comparivano scimmie e stambecchi. Davanti al Jomon sugi tutti in silenzio. A me sembrava una croce cosmica. Chi vuole vedere in internet le foto del Jomon sugi, basta che in Google chiami appunto Jomon sugi, oppure Yaku sugi.

Un ringraziamento ai cristiani giapponesi che ho incontrato. Secondo una loro consuetudine offrono al pellegrino un’offerta di incoraggiamento. La loro generosità ha oltrepassato tutte le spese del mio viaggio (preparativi, biglietto aereo, permanenza in Giappone). L’avanzo ha coperto la metà della spesa del computer che ho acquistato a Osaka.

Un ringraziamento particolare ai miei confratelli per l’ospitalità.

Grazie! Arigato! P. Luciano

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Un commento

  1. […] Di Padre Luciano abbiamo appreso e letto con piacere il tuo racconto del Giappone e speriamo che nonostante fossi fuori abbia ricevuto e letto la nostra mail con foto e notizia della nascita di Leonardo, proprio una settimana dopo di quel pomeriggio che eri ad Ancona e ci hai chiamato seppur brevemente per via dell’interferenza. […]

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