Dom 12 Apr 2009 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

lettera

Vangelo e Zen

Vangelo secondo Giovanni 20, 11-18

12 aprile 2009

Carissimi, auguri di una santa Pasqua

Avevo pensato di lasciarvi a meditare in silenzio i segni pasquali della liturgia di questi giorni, ma alla fine ha vinto la tentazione di dire ancora qualcosa, davanti alla tragedia del terremoto che ha colpito decine di migliaia di persone. Sento che l’immagine di Dio confezionata in modo carino come un uovo di pasqua al cioccolato: ossia di un dio che tutto ama, tutto sa, tutto può… quell’idea scritta nei catechismi si sbriciola miseramente. Si può credere in un Dio che sa tutto, può tutto, e impassibile conta i minuti alla rovescia prima di dare il via al terremoto che schiaccerà bambini e vecchi? Si può credere nella bontà della provvidenza? Camus scriveva: “Mi rifiuterò fino alla morte di amare questa creazione dove i bambini sono torturati”.

Sì, la tragedia può e deve essere prevenuta dalla responsabilità dell’uomo. Tuttavia ogni cataclisma porta con sé dimensioni che l’uomo non può controllare. Anche se nel futuro il controllo fosse più possibile, rimane comunque che quel raggiungimento sarebbe realizzabile solo dopo una lunga storia di vittime. Così la domanda di fondo rimane tutta intera: cos’è Dio di fronte alla tragedia di un terremoto? L’uomo irresponsabile che profonde denaro negli stipendi milionari (di Euro) per gli allenatori di calcio e lesina la qualità del cemento armato nella costruzione degli ospedali, delle case dello studente, l’uomo che vaneggia costruzioni faraoniche e trascura la sicurezza delle abitazioni umane, da dove proviene? Chi è il suo ideatore? Il catechismo taglia corto e dice: è il Dio che sa tutto, può tutto, ama tutto.

Ho trascorso molto tempo intento a correggere con miei ritocchi l’idea di Dio imparata a catechismo: “Dio è l’essere perfettissimo creatore e signore del cielo e della terra”. Ora comprendo che quell’idea è una bestemmia, è la bestemmia per cui fu condannato Gesù. “Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: Ha bestemmiato… E quelli risposero: E’ reo di morte” (Mt 26, 65-66). Amo Gesù, il bestemmiatore!

Credo nella risurrezione della carne! Credo che quella mani, quei piedi stritolati dalle travi, quegli occhi spenti e sepolti dai calcinacci… credo che risorgeranno. Il come non lo so: so soltanto che risorgeranno! Credo nel senso che sottostà al non senso, più forte del non senso. L’ho visto nella facce di quegli scavatori e scavatrici fra i ruderi della città distrutta, per far risorgere la vita. Mi scrollo di dosso la credenza nel dio che sta sopra e credo nel Dio che è il fondo del fondo della realtà. Rigetto la credenza nel dio che è la proiezione nel cielo, oltre il reale, della propria brama di autorealizzazione e credo nel Dio che muore proprio perché è Dio, perché è il fondo del fondo di ciò che esiste e, quindi, di ciò che noi siamo. Credo nel Dio che realmente è morto con i terremotati e che risorge soltanto nella loro risurrezione. Credo in Dio che si converte dal privilegio filosofico di onniscienza e onnipotenza e si incarna nella materia. Non credo in dio; credo in Cristo, il bestemmiatore. All’ultima cena prese un calice di vino, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio” (Lc 22,18). Il Cristo è quella forza “reale” che permea il cuore della “realtà” e lo converte dalla brama dell’autorealizzazione in cui vivere e morire è affare privato, risuscitandolo alla grazia originaria del regno di Dio, dove l’affare privato è la propria funzione cristica alla pace e armonia universale, come ogni stelo d’erba, nella sua unicità, è il suo prezioso contributo al grande prato. Al nostro occhio temporale appare risurrezione; nella profondità della fede altro non è che il nostro re-incasare nella vita eterna, importandovi il souvenir della nostra esperienza storica. Perché la vita eterna si rigenera eternamente, nel seno dell’esistenza.

Qualche brano della lettera inviata ai fedeli della Cappellania giapponese di Milano.

Carissimi amici della Chiesa cattolica giapponese di Milano, annunciamo la morte del Signore e proclamiamo la sua risurrezione, nell’attesa della sua venuta!

I due alberi di magnolia che allietano il retro del Duomo, dai Milanesi affettuosamente chiamati “magnolie giapponesi”, sono in piena fioritura. Il sopraggiungere della primavera è come un concerto che canta il legame di vita morte, facendoci gustare la vocazione a vivere e a morire col Signore. Nel respiro inspiriamo e subito espiriamo; riceviamo l’energia ed ecco subito la consumiamo: istante dopo istante la vita passa e ci fa presentire la vita eterna. Il Signore disse: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8). Noi viviamo fino in fondo ogni giornata che ci è data e la offriamo; poi, senza strascico di sorta, continuiamo il nostro cammino, quasi un assaggio della vita eterna. Tutta passa e viene; tutto passa e va! E’ la fede della Pasqua che ci irrora di nuova gioia e libertà, quando stanchi ci imbattiamo nelle difficoltà della vita. “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”! Per riassaporare la libertà del cuore, la chiesa prescrive il sacramento del perdono nel tempo pasquale. Come nella primavera tutta la vegetazione si risveglia assieme, così nel tempo di Pasqua i fratelli e le sorelle che credono in Cristo ricevono insieme il perdono. Accostiamoci tutti al sacramento del perdono.

Nella bella occasione della Pasqua, ho alcune gioie e domande che voglio condividere con voi.

  • gioie
  1. Auguri di un santo battesimo a Sakurai Erina. Erina si sposò il 10 marzo 2007 – il primo sposalizio dall’erezione di quersta cappellania – e da allora, guidata dalla fede forte del marito Jhon, è giunta alla grazia del battesimo che riceve nella chiesa cattolica di Takazaki, nel Giappone dove è tornata a vivere insieme col marito. Erina e Jhon si sono conosciuti a Londra, si sono uniti in Italia dove Erina pure ha ricevuto il seme della fede, quindi in Giappone il seme è fiorito.

  2. Kurihara Toshie, Ikefuji Masako, da tempo partecipano all’incontro di catechesi del giovedì sera e nella santa messa di Pasqua saranno accolte ufficialmente come catecumene attraverso il rito dell’accoglienza. Auguri!

  3. Il sabato dopo Pasqua, 18 aprile, alle 11.00 Izumi Arakawa e Giorgio Soffiantini celebrano il loro matrimonio nella nostra chiesa. Izumi e Giorgio si sono conosciuti in questa cappellania, per cui la loro gioia è la gioia di ciascuno di noi. Izumi, Giorgio, testimoniando l’amore del Signore che vi ha uniti, possiate vivere felici, per sempre. Auguri!

  4. il 2 maggio alle ore 10.00 nella chiesa di Tremezzo prospiciente il Lago di Como, Suzuki Koretoki e Okubo Tomoko giureranno il loro amore davanti all’altare. Koretoki lavora in Giappone, ma insieme con Tomoko ha desiderato ricevere la benedizione nuziale in Italia, dove vivono i suoi genitori. I suoi genitori hanno ricevuto il battesimo nella chiesa protestante e ora con spirito fraterno partecipano fedelmente alla nostra messa domenicale. Auguri!

Incontri

  • Ricordo nuovamente il ritiro di una giornata il sabato santo, 11 aprile, dalle ore 8.00 alle 18.00. Possibile partecipare solo mezza giornata
  • Ricordo che la santa messa pasquale sarà alle ore 9.00 a Muzzano, e alle 11.00 nella cappellania giapponese dietro il duomo
  • Giovedì 16 aprile sarà una giornata dedicata al lavoro interno della casa e del giardino a Desio. Graditissime tutte le collaborazioni
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