Vangelo e Zen – Pasqua 2019
Solo la risurrezione che realmente avviene nella propria vita
è Pasqua!
Quando Paolo annunciò agli ateniesi dell’Areopago la risurrezione di Gesù, questi se ne andarono via dicendo che fandonie del genere le avrebbero ascoltate un altro giorno. Comunque quegli ateniesi furono più sinceri dei cosiddetti cristiani che a nel Credo della messa recitano: “E’ risorto”, ma di fatto non credono che i cambiamenti storici possano avvenire realmente. Piuttosto dà loro gusto il continuo lamentarsi che, purtroppo, le cose stanno così e non c’è nulla da fare. La loro fede nella risurrezione si riduce a quel purtroppo.
Maria di Magdala, le pie donne, Pietro, Giovanni, Giacomo e gli altri apostoli videro Gesù risorto apparso a loro, ma nemmeno quelle apparizioni li convinsero a credere fino in fondo la realtà della risurrezione. Pietro e amici, dopo aver visto il Signore risorto più volte, lasciarono Gerusalemme e, probabilmente a piedi, percorsero più di 150 km e ritornarono al mestiere di prima di incontrare Gesù. Tornarono a fare i pescatori nel lago di Genezareth. L’apparizione di Gesù risorto li aveva consolati; ma niente di più. Forse è così anche per noi cristiani: Pasqua e Pasquetta due giorni di relax fuori porta. Fuori porta, ma senza un reale cambiamento né mentale né concreto.
Era così già tra i primissimi cristiani di Corinto. Avevano avuto la fortuna di conoscere Cristo attraverso la voce degli apostoli, avevano ricevuto il battesimo dicendo che il Vangelo è bello, ma continuavano a dubitare che la risurrezione possa essere reale. L’apostolo Paolo li redarguì con queste parole: “Se i morti non risorgono neanche Cristo è risorto” (I Cor 15,16). Ossia: la vera prova della risurrezione di Gesù è la risurrezione di ciascuno di noi. La prova della risurrezione è solo una: l’esperienza della risurrezione avvenuta nella propria vita. Quindi, nessuno può credere nella risurrezione di Gesù se lui stesso non sperimenta la morte e la risurrezione nella propria vita.
Facevo questa riflessione ascoltando le notizie dello sfratto del campo Rom, periferia di Roma. Forse l’unico a credere realmente nella risurrezione fu quel quindicenne che affrontò di petto gli araldi di Casa Pound. Quella foga con cui reclamava rispetto verso tutti era realmente carica di convinzione. Non era la semplice recita durante la messa: “Il terzo giorno risuscitò da morte…”. Non era nemmeno semplicemente questo mio scrivere una lettera pasquale agli amici. Di fatto io faccio una fatica terribile ad accettare le carovane che dove passano lasciano rifiuti lungo le strade, come di per sé anche di chiunque butta lattine o mozziconi di sigarette sul pavimento. Quando vedo fare tali gesti, mi prende un senso di sconforto che mi blocca. Spesso mi chiudo in quel rifiuto, e perfino me lo gusto: gusto me che fa la vittima degli altri. Poi torno a fare il mestiere di prima, per esempio a scrivere questa lettera pasquale agli amici i quali poi mi gratificano rispondendo che era bella. Ma nessuna risurrezione avviene!
Grazie, quindicenne che hai affrontato gli araldi di Casa Pound! Grazie Emanuele, giovane nuotatore che, colpito al femore dagli spari di due mafiosi, sei subito risorto nel vigore della vita. Grazie, adolescenti che riempite le piazze per protestare contro il degrado ecologico. Grazie, 51 amici del pullman di Crema che siete stati dirottati da uno squilibrato e siete rimasti capaci di dialogare con chi vi minacciava di morte. I due protagonisti della vostra avventura non sono cristiani. Eppure hanno creduto nella risurrezione reale, con tanto ingegno, e nemmeno sono riconosciuti ufficialmente italiani anche se nati in Italia. Così è, perché anche uno stato intero può preferire la quiete della tomba, anziché risorgere al futuro della storia. Così, anche di una generazione intera, la nostra di adulti e anziani.
Ma all’orizzonte appare l’albore della risurrezione: una generazione adolescente ci crede realmente. Al punto che gli araldi ci casa Pound hanno fatto dietro front!
A me a tutti: la preghiera di una Pasqua reale!
p. Luciano
P.S. Alcune settimane fa, un signore che ha trascorso anni e anni in carcere è venuto alla pratica mattutina dello Zazen e del Vangelo a Desio. Non venne solo, ma conducendo con sé un sacerdote di sua conoscenza. A chi vuole conoscere alcune storie di vera morte e di vera risurrezione avvenute in carcere, suggerisco la lettura di un libretto straordinario: “Rifarsi una vita – storie oltre il carcere” (Casa editrice: EDB – Euro 10,00). Raccoglie le testimonianze di 8 carcerati.