Dom 29 Gen 2023 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

I libri letti in questi mesi, scritti da laici e religiosi, sorprendentemente concordano nel riconoscere e celebrare l’ecosistema integrato della natura come il grembo di tutto l’essere. In altre parole, quanto nel tradizionale catechismo abbiamo suddiviso in Dio che è il creatore, nel cosmo che è la creatura e nell’uomo che è l’anello fra il creatore e la creatura, nell’ecosistema da sempre sono valenze dell’unico processo vivo e sistematico in cui l’universo evolve nelle infinite forme.

Paolo Vidali, docente presso la Facoltà Teologica del Triveneto, scrive: “L’ecosistema è integrato perché non esiste più un punto di vista esterno per descriverlo. L’osservatore è e sa di essere interno a ciò di cui fornisce una descrizione, anche scientifica. La vera novità è pensare ogni gesto, ogni azione, ogni progetto entro la rete di relazioni che esso produce, coinvolge, compromette, modifica. L’uomo non è più una parte separata dalla natura, ma è ritornato a casa…. L’uomo è la funzione cosciente di ciò che chiamiamo natura”[1].

John Shelby Spong, vescovo anglicano, scrive: “Il compito della Chiesa non è quello di renderci religiosi, ma renderci umani… L’obiettivo di ogni religione non è quello di prepararci ad entrare nell’altra vita; è una chiamata a vivere ora, ad amare ora, a essere ora, e in questo modo assaporare cosa significhi fare parte di una vita che è eterna, di un amore che è senza barriere e dell’essere di una umanità pienamente auto- cosciente”[2].

Raimon Panikkar alla suddetta visione ha coniato l’aggettivo: cosmoteandrico, ovviamente connotandolo di un tocco tutto suo, panikkariano. La consapevolezza raggiunta che è lo stesso unico flusso vitale a sviluppare nell’uomo le qualità umane come la volontà e l’intelligenza, e nell’albero il suo specifico modo di fiorire e di maturare frutti, e in ciascuna cosa la sua forma e la sua funzione, tale consapevolezza suscita nell’essere umano sentimenti di intima fraternità e di devoto rispetto verso le creature sorelle, sia animate sia inanimate. L’albero tramite il processo della clorofilla dona all’uomo e all’animale l’ossigeno, l’uomo e l’animale restituiscono molecole di carbonio. L’ecosistema è il capolavoro che la natura ha ideato e composto durante milioni e milioni di anni. Dov’era Dio? Nell’intimo della natura come potenza che sostiene il farsi dell’ecosistema. Già il monaco Scoto Eriugena, guida spirituale di Carlo Magno, scrisse: “Dio è tutto ciò che è, poiché egli stesso fa tutte le cose e si fa in tutte le cose” (De divisione naturae).

Il creare e l’essere creato, il creatore e la creatura, si danno contemporaneamente in un unico atto. Le creature si offrono ai nostri occhi e il creatore rimane invisibile. Usando la forma verbale di Scoto Eurigena, Dio che si fa Dio creando le cose, quindi si fa Padre eclissandosi nelle sue creature, agendo nascosto in esse e attraverso la caratteristica naturale di ogni creatura. Lo spazio dato alle creature, ossia il farsi vuoto del Padre, testimonia il massimo di presenza di creatore alla sua creatura, nuda nella sua forma e nel suo limite, senza il bisogno di alcunché aggiunto. “Dio, nessuno l’ha mai visto: il Figlio Unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che l’ha rivelato” (Gv 1,18). Il Figlio Unigenito che rivela il Padre è l’uomo: il primogenito (Gesù) e l’uomo di tutte le generazioni.

La visione dell’ecosistema integrato della natura con l’uomo quale funzione cosciente che legge e celebra il grande panorama del divenire cosmico in cui lui stesso dimora, questa visione affascina l’uomo moderno stanco di dogmatismo religioso, di casistica morale, di materialismo scientifico. E’ la visione che s’incanala nelle tante pratiche e discipline che ricercano l’armonia fisica e psichica, quali lo Yoga, il Reiki, lo Qi Kong, le tante vie giapponesi del fiore, del thè, dell’arco, della mano vuota ecc. La visione dell’ecosistema integrato della natura deve molto alla millenaria religiosità laica dei pooli orientali, in particolare al Tao, al Buddhismo della Terra Pura e dello Zen. Io, sacerdote cattolico, ne sono attratto. Grazie a questo approccio sono giunto a gustare i sette sacramenti della Chiesa come sentieri autentici di grazia, di liberazione, di armonizzazione. I sacramenti sono i canali ufficiali della vitalità cristiana e ciascun sacramento, insegna il catechismo, è messo in atto da tre elementi ugualmente essenziali: Dio (il Padre), l’uomo (il figlio), la natura. Nel battesimo l’acqua è essenziale come il Padre che versa la grazia e come l’uomo che amministra e che riceve il sacramento. Così è del pane e del vino per la comunione eucaristica. Il sacramento del matrimonio si completa non dal rito davanti all’altare, ma quando l’uomo e la donna nell’intimità si fanno dono del loro corpo. Senza la cooperazione della materia non si dà il sacramento. Siamo all’alba di un Cristianesimo in cui la natura è riconosciuta, insieme con il Padre e l’uomo, soggetto essenziale alla maturazione della vita alla sua pienezza. “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11).

“A questo punto viene da pensare che se tutto è sistema, non esiste nulla che non sia connesso, a livelli diversi, con tutto il resto. E’ una conclusione che facilmente può spingerci a pensare che allora nulla sia definibile e che tutto diventi vago. Ma vale l’opposto. L’approccio sistemico, diversamente da quello analitico, costringe a un rigore anche maggiore nel cogliere la rete di connessioni in cui si dispiegano i processi studiati”.[3]

Nella teoria dell’ecosistema come visione olistica della realtà e della vita, che getta tanti sprazzi luminosi sulla nostra esistenzialià facendole gustare la compagnia dell’intero cosmo, rimane un buco nero su cui l’ecosistema non può né illuminare né colmare. E’ il buco nero dell’ingiustizia, dove finiscono zittite le grida degli innocenti che implorano giustizia e dignità di fronte al prepotente che li violenta e li distrugge. Quel grido vibra nell’immensa aula cosmica, ma inascoltato, irredento. Nell’ecosistema della natura, dalla soppressione ingiusta subita dall’innocente, ne può provenire solo un insegnamento a pro dell’illuminazione dei posteri che sopravvivono, ma la vittima rimane irredenta. Il cosmo tace, ma il fondo più profondo dell’uomo resiste e invoca la redenzione. Il fondo più profondo dell’uomo ha un qualcosa che trascende l’evoluzione cosmica e si offre a scelte impossibili all’ecosistema: si offre a redimere. Il Cristo!

Nel 1999, in un breve ritorno dall’Italia in Giappone, feci visita a padre Shigeto Oshida ormai colpito dalla malattia che lo avrebbe condotto alla morte. Da lui avevo appreso il valore della pratica dello Zazen e gliene ero profondamente grato. In quell’occasione mi raccontò il suo approdo a Cristo. Laureato in filosofia all’Università di Tokyo, soleva praticare lo Zazen quotidianamente, quando ricevette l’ordine di arruolarsi e partire alla volta della Manciuria dove l’esercito giapponese stava conducendo una aggressione armata. Vide con i suoi occhi le retate delle fanciulle messe a disposizione dei piaceri dei soldati, vide soprattutto la strage degli innocenti. La pace interiore era perduta e perduta era anche la voglia di ricercarla. Proprio per la correlazione che lega fra loro le esistenze, così celebrata dalla teoria dell’ecosistema, avvertì dileguarsi la sua voglia di vivere. Un commilitone cristiano gli diede il Vangelo e una frase lo colpì, lo illuminò: ” In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”. (Mt 11,11). Sì, c’è la redenzione dell’innocente soppresso dalla violenza. In quella frase Shigeto Oshida aveva scoperto e compreso il fondo di se stesso, quel fondo che non scoperto e non ascoltato gli toglieva il vigore della vita. Non ha visto Dio, ma ha visto il fondo di sé, e ivi ha visto Dio. Battezzato e divenuto frate domenicano, si inoltrò nella mole di conoscenze e analogie che è la Summa Theologica di Tommaso d’Aquino. Da altro percorso anche Alan Whatts [4] si immergerà nella stessa mole di nozioni e di analogie dell’Aquinate peregrinando all’identità suprema.

C’è sempre un oltre che trascende i nostri sistemi. Non così lontano, ma nel fondo più profondo di ogni uomo.

p. Luciano

foto: con p. Shigeto Oshida


 

  1. Marcello Ghilardi-Giangiorgio Pasqualotto-Paolo Vidali, L’idea di natura tra Oriente e Occidente, Scholè, pp 86-88
  2. John Shelby Spong, Vita eterna – una nuova versione, Gabrielli, p.232-
  3. … Paolo Vidali, L’idea di natura tra Oriente e Occidente, p. 84
  4. Alan Watts, La suprema identità-saggio sulla metafisica orientale e la religione cristiana
     
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