Mar 10 Gen 2006 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

Angela Bruno di Ceglie (BR) con il marito Antonio ha partecipato al corso formativo che si è tenuto a Lecce (presso Associazione Emmanuel) da p. Luciano. Ecco le considerazioni che ha inviato tramite email.

Il seminario “La pausa” Via della salute integrale organizzato dalla Dott.ssa Gilda Novielli si è svolto dal 27 al 30 dicembre presso del centro di Salute integrale della Comunità Emmanuele “Le Sorgenti” nei pressi di Novoli. Vi hanno preso parte circa 10 persone guidate da Padre Luciano Mazzocchi, missionario Saveriano fondatore della Comunità di dialogo interreligioso Vangelo e Zen “La stella del Mattino”.

* Via della Salute integrale

E’ difficile, se non impossibile, sintetizzare un seminario di tre giorni che argomenti di fondamentale importanza per dell’esistenza umana in un articolo.
Vi dovrete accontentare di una descrizione parziale ripresa dalla mia prospettiva.

Potrei sintetizzare il seminario come il luogo della “Ri_Velazione” l’occasione in cui molte delle nostre idee distorte che irrigidivano il nostro rapporto con lo Zen, e con noi stessi, con il dialogo Vangelo e Zen, con la Chiesa sono scivolate via come “veli” che, comprendo le cose, ne ostacolano la percezione.

  1. La prima di queste idee è la convinzione che i partecipanti a incontri di questo genere debbano essere espressione di una speciale elite di “praticanti ortodossi” (in questo caso dello Zen, del Cristianesimo o delle pratiche meditative orientali).

    Dei nove partecipati al corso nessuno si riconosceva in questa definizione, ciò che accomunava tutti era, invece, una autentica ricerca del senso religioso dell’esistenza che li ha spinti lontano “dall’ortodossia” e speso anche dalla “pratica” religiosa.

  2. Un corso sulla salute integrale e lo zen in genere debba insegnare delle pratiche meditative che ci premettano di raggiungere un grado di autocontrollo e di imperturbabilità tale da non lasciarci coinvolgere dagli impulsi e restare indifferenti a ciò che accade intorno a noi o dentro di noi.

    Il buddismo insegna che la saggezza sta nel vivere secondo la “Via di mezzo”. Per rappresentare la via di mezzo Padre Luciano ha usato un paragone con l’andare in bici: per procedere in bicicletta è necessario spingere sui pedali in modo alternato, lo stare fermi ci fa cadere e spingere sempre con la stessa gamba è insensato, così nella vita la saggezza non si identifica con un atteggiamento precostituito ma è la situazione che determina l’atteggiamento più opportuno.

    Nel buddismo si insegna a seguire la Via ma la via da seguire per raggiungere una meta è diversa a seconda della natura dei luoghi: se ci sono le pozzanghere si eviteranno le pozzanghere, se si attraversa la sterpaglia si farà attenzione a non pungersi.

    Lo ZEN insegna a riconoscere la nostra natura più profonda e a vivere in sintonia con essa e con la natura che ci circonda.

    Il non saper riconoscere ciò che siamo e ciò che vogliamo veramente (oltre tutti i condizionamenti esterni) è spesso causa di frustrazione e malessere, la via della salute integrale passa quindi dal saper individuare chi siamo veramente e come possiamo realizzare noi stessi.

  3. Un terzo preconcetto che si faceva largo nella mia mente era che la liberazione dal desiderio, il senso del vuoto, e il a vivere il momento presenta senza finalizzarlo ad alcunché insite nell’insegnamento buddista andassero intese come un invito a vivere la vita con intensità cosi come ci si presenta senza che ci sia da parte dell’uomo lo sforzo di realizzare dei desideri profondi attraverso l’insieme di atti quotidiani. L’avere un sogno, un’aspirazione, un desiderio e perseguire un progetto che possa portare alla realizzazione di quel sogno è di per se stesso un tentativo di alterare la realtà di forzarla alle nostre proiezioni mentali, di costringere “DIO e la Sua Volontà” nei ristretti orizzonti” della nostra mente.

    E’ vero che la nostra mente può far passare come Volontà di Dio ciò che è esattamente la negazione di Dio, ma ciò non può essere assunto come scusa per “non spendere i talenti”, “per nascondere la lucerna sotto il moggio” per “non accendere il fuoco” e non “impugnare la spada” per non Essere……”un servo inutile”.

    Questo concetto è espresso magistralmente da padre Lucano con l’immagine dell’albero, personalmente non so dire dove finisce la visione buddista e dove inizia quella Cristiana ma di certo le due si complementano meravigliosamente.
    L’uomo è come un albero che affonda le sue radici nella terra espressione della Natura Autentica (che può essere riscoperta dall’uomo attraverso lo zazen, la pausa, l’esperienza del vuoto). Dalla terra l’albero attinge la linfa che a primavera fa sbocciare i fiori. Il fiore è la preghiera meditativa, quella nella quale l’uomo esprime i suoi bisogni e desideri più profondi e autentici, il fiore è destinato a cadere e a lasciar sviluppare il frutto. Molti frutti cadranno prima di raggiungere la maturazione, alcuni saranno amari, mal sviluppati, altri belli e succosi. Alcuni alberi daranno frutti buoni altri frutti cattivi secondo la specie a cui l’albero appartiene.

    Dopo che l’albero ha maturato i suoi frutti li lascia cadere, li fa tornare alla terra e il ciclo riprende. Nessun uomo dopo che ha maturato i suoi frutti dovrebbe trattenerli per se, né è autorizzato a credersi speciale perché ha realizzato ciò che era già nella sua natura (è stato un “servo inutile”).

  4. La quarta idea distorta è che il peccato, la sofferenza e il male siano entità da eradicare dall’esperienza umana e che Dio non possa restare inerte di fronte a tali sciagure.

    Queste entità rappresentano la negatività senza la quelle non si esprimerebbe la positività che è in noi. E’ la madre che fa il figlio ma è il figlio che rende una donna “madre”.

    Il peccato è necessario a che si compia la conversione e quindi la misericordia di Dio possa operare in noi e noi possiamo sentire la riconoscenza verso di Lui per questo atto.

    La sofferenza di una malato consentono al sano di poter essergli vicino.

    Davanti al dolore atroce che la malattia che conduce alla morte può provocare è inutile se non patetico provare a pronunciare parole di conforto.

    La morte di innocenti per cause naturali imprevedibili non possono cancellare nell’uomo che crede in Dio la convinzione che per quegli innocenti ci sia una vita oltre la morte.

  5. La quinta idea è che il nostro senso religioso autentico, che sentiamo come esigenza profonda e irreprimibile sia inconciliabile con la dottrina della Chiesa e che i cambiamenti di questa dottrina debbano essere delegati ad autorità religiose che abbiamo l’autorevolezza per operarle mentre noi, poveri “Samaritani”, non siamo autorizzati a testimoniare alcunché.

    Alla Samaritana che gli chiedeva dove avrebbe dovuto adorare Dio se nel tempio dei suoi antenati o a Gerusalemme secondo le indicazione degli Ebrei ortodossi Gesù risponde dicendo che l’adorazione di Dio non è legata al luogo del culto ma “Dio è Spirito e Verità e cerca adoratori in Spirito e Verità”.
    L’ideogramma dello Zen è un sole che sorge e uno stendardo, lo ZEN altro non è che il manifestare il sole che ci sorge dentro (la nostra natura più profonda).
    Se la nostra fede, nonostante gli sforzi della nostra mente, sfugge ai nostri tentativi di rinnegarla e di renderla conciliabile con la secolarizzazione o con i suggerimenti di alcune autorità ecclesiastiche, non possiamo fare a meno di alzare il nostro stendardo e portarlo con dignità.

    Personalmente sento che il cammino della comunità Vangelo e Zen Stella del Mattino è profondamente in sintonia con quanto, nella mia esperienza di fede, ho sentito come Vero, per questo sento che è arrivato il momento di alzare il mio stendardo.

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AVVIO DEGLI INCONTRI SETTIMANALI di ZAZEN A MESAGNE

Padre Errico mi ha permesso di utilizzare una stanza del convento dei carmelitani presso la chiesa del Carmine di Mesagne per avviare la pratica settimanale comunitaria dello Zazen.

Gli incontri inizieranno da febbraio 2006 e saranno svolti una mezzora prima della messa pomeridiana in modo da dare la possibilità a chi lo volesse di prendervi parte dopo lo zazen.

L’invito a partecipare agli incontri è rivolto a tutti (credenti e non) in quanto lo Zazen è una pratica a-confessionale e non è mia intenzione caricarlo di significati che non gli sono propri.

Per informazioni sugli incontri e per esprimere preferenza riguardo al giorno in cui preferite che vengano fissati potete contattarmi per e-mail all’indirizzo marrocco73@libero.it o per telefono al 320/8703355.

Per chiarimenti sulla pratica dello Zazen: chiedere a Baldassarre in quanto si è scoperto che è uno dei pochi detentori del preziosissimo manuale scritto dall’abate Kosho Uchiyama del monastero Antaiji di Kjoto: “La realtà della vita. Zazen in pratica” tradotto da Jiso Forzani. Io ne ho una copia

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