lettera
Vangelo e Zen
Vangelo secondo Giovanni 12, 1-11
5 aprile 2009
Carissimi, questa è la domenica delle palme, celebrazione molto popolare e amata. Certamente, la scena di Gesù che entra in Gerusalemme, dove era già decisa la sua condanna a morte, seduto sul un puledro, acclamato dai bambini che sventolavano festosamente i rami di ulivo, questa scena dà conforto. Davanti a quella semplicità e naturalezza, tutti i fasti religiosi appaiono tanto scialbi e osceni!
Il giorno 1 aprile, nel Seminario di Severo per una giornata intera si radunarono circa 500 sacerdoti dell’arcidiocesi di Milano che hanno dai 70 anni in su. I senatori! E anche il sottoscritto, con il benestare della sua età, vi ha partecipato. Per circa quattro ore ci siamo ascoltati reciprocamente. In prima fila stava seduto il cardinal Tettamanzi in ascolto di ciò che i preti “maturi” dicevano. Fu una lunga serie di interventi carichi di esperienza, ma pure vivaci e audaci. Il sottoscritto ha dato un suo apporto che vi condivido. E’ un po’ lunga. Ne chiedo scusa!
“Nell’assemblea dei preti di origine straniera e cappellani etnici, tenutasi il 4 marzo, i circa cinquanta presenti, riflettendo sui quesiti del Sinodo dei Sacerdoti, hanno riconosciuto che la mobilità umana, che caratterizza la nostra epoca, stimola la Chiesa a risvegliare la cattolicità della sua origine, per cui la Chiesa non è la confederazione di chiese particolari, ma una sola Chiesa che si radica in ogni luogo. Credo, quindi, che anche il passaggio dal sistema parrocchie autonome a quello dell’unità pastorale, pur così travagliato, possa essere compreso come risveglio di ciò che la Chiesa è in origine.
Ma la sfida della cattolicità su cui qui intendo riflettere non è tanto quella di una nuova organizzazione; piuttosto è la sfida di una nuova struttura teologica. Mi spiego. In un incontro di sacerdoti del 10 marzo scorso mons. Manganini ci informò che dal primo gennaio in due mesi e dieci giorni 145 battezzati adulti dell’arcidiocesi avevano inoltrato alla Curia la domanda di sbattesimo; lo stesso numero di tutti i catecumeni adulti candidati al battesimo nell’intero anno 2009. Quindi, a un adulto che chiede il battesimo, cinque o più adulti chiedono lo sbattesimo. Ovviamente chi chiede lo sbattesimo è una persona che vuole essere coerente con ciò che riflette, mentre il battezzato che non riflette più di tanto mette in atto il suo dissenso semplicemente non andando più in chiesa. Ho riflettuto molto su questo fenomeno e sono giunto a riconoscere la sua ragione principale nel cambiamento interiore in atto nell’uomo d’oggi, per cui questi non percepisce più come salvezza ciò che noi abitualmente intendiamo tale, e che come tale continuiamo a trasmettere con i nostri metodi catechetici. L’interiorità umana oggi è più fine e matura dei nostri metodi. Questa maggiore finezza e maturità porta anche a scoprire sfumature evangeliche finora trascurate dal nostro andazzo pastorale; sfumature colte solo dai mistici. In altre parole, il nostro andazzo pastorale non comunica più con la nuova interiorità che l’uomo ha maturato dentro di sé attraverso gli scambi culturali e religiosi indotti dalla mobilità umana in atto. In primissima linea, vi vedo l’approdo della religiosità orientale nelle nostre terre dell’occidente.
Da anni seguo il dialogo interreligioso cristiano e buddista; sull’argomento ho anche avuto l’occasione di confrontarmi con l’allora cardinal Razinger che, alla fine, con lettera ha espresso la sua approvazione sulla ricerca che mi coinvolge. Conosco personalmente la portata di fascino che la spiritualità orientale esercita sul battezzato occidentale. Per esempio, a Milano ci sono centinaia di centri di Yoga che ogni domenica raggruppano molte persone che dedicano tempo e denaro agli esercizi Yoga, accompagnandoli con tempi di meditazione. Molte di queste persone, col passare degli anni, trasferiscono il loro riferimento spirituale nello Yoga e insensibilmente si disaffezionano dalla preghiera cristiana. L’eucaristia si riduce a contorno in certe occasioni convenzionali: funerali, prime comunioni, Natale. Solo pochi, grazie anche alla direzione spirituale di qualche sacerdote, possono integrare nella loro vita lo Yoga e la pratica cristiana. Oltre lo Yoga, nascono come i funghi centri di spiritualità orientale di ogni genere. La maggior parte dei centri che promuovono le culture biologiche e le iniziative naturalistiche in Italia, nei loro statuti, pongono il loro riferimento spirituale nell’Induismo o nel Buddhismo.
Come vedere il fenomeno? Un modo sbrigativo, quanto superficiale, è sentenziare che lo fanno per ignoranza o per incoerenza. Se sono ignoranti di catechismo, ancor più lo sono di Yoga! Eppure vengono attratti. Che cosa attira? Ho riflettuto molto davanti a questa domanda e la risposta che mi sento di dare – e la sento vera supportata dai fatti – è che le persone avvertono l’aridità della catechesi che insegna la verità dall’alto, dando per scontato che la verità sia qualcosa che prescinde dal cammino storico e corporeo che si compie dal basso. L’uomo d’oggi non si sente né attratto, né salvato da una verità che non lo attraversa, come un assioma slegato e trascendente; è, invece, maturato a comprendere la verità come il campo magnetico che interagisce tra la via e la vita, secondo le parole del Signore: Io sono via, verità e vita. L’uomo oggi comprende che non c’è il manifestarsi e l’agire della verità se non si percorre la via, l’esperienza, la storia; e non c’è verità se questa non si offre alla vita. L’uomo d’oggi vuole accedere alla verità percorrendo la via coi propri piedi: infatti sperimenta un forte bisogno di sentirsi dire la verità da dentro di se stesso, dall’esperienza, dal corpo, dalla natura. La spiritualità orientale ha avuto cura di questa esigenza esistenziale e la gente ne è attratta, come a un bisogno reso più attuale da certi atteggiamenti autoritari e rigidi assunti da persone di chiesa, che imperterriti predicano una verità che non necessita dell’esperienza umana; anzi, si teme che da questa possa essere contaminata. Oggi non regge la struttura teologica che sistema i messaggi evangelici apoditticamente dall’alto al basso, scavalcando “la pasqua – il passaggio” dell’esperienza e della storia. Al tempo di Galileo gli uomini di chiesa non riuscirono a mollare i parametri culturali geocentrici a cui avevano così ben addomesticato i messaggi evangelici, non accolsero la sfida di una nuova struttura mentale – nel caso quella eliocentrica – e sentenziarono condanne. La sfida odierna è ancora più penetrante e sensibile di allora: si tratta della sfida teologica sulla sede del divino. E’ questa la persona razionale, oppure la natura? Nella struttura teologica che fa da sostegno della nostra predicazione, Dio si autodefinisce come persona e come tale agisce, mentre tutto ciò che è natura resta l’infima delle sue creature a disposizione del dominio della persona umana, immagine e proiezione delle persone divine.
L’uomo d’oggi non sente più così e i nostri catechismi gli scivolano in superficie, al punto che dopo anni di catechesi i catechizzati scompaiono. Oggi il risveglio della cattolicità richiede a noi di ascoltare e riconoscere la struttura interiore che l’uomo ha maturato dentro di sé, soprattutto tramite l’approccio occidente e oriente. Ci è chiesta l’agilità, direi l’innocenza infantile, dello Spirito per riconoscere un modo di comprendere il Vangelo maturato attraverso il cammino della via e, ugualmente, un modo più delicato di annunciarlo. Solo rivolto alla novità dell’uomo d’oggi il Vangelo è lieta notizia. Abbiamo sotto gli occhi il fatto reale della natura che sta resistendo alla prepotenza della mente umana; non solo, ma rimprovera e corregge la ragione umana che ha travalicato oltre nel nome del progresso e del benessere. Oggi l’uomo, smarrito seguendo i dettami della sua intelligenza, sente più “salvifica” la compagnia della natura che quella della ragione. L’uomo ha constatato che la natura non è solo una cosa passiva, su cui la ragione ha pieno dominio; ma è maestra esigente che modella l’intelletto. Nel dogma noi professiamo che Dio è tre persone e una natura. Oggi la cattolicità ci sfida a lasciarci visitare dalla spiritualità orientale che pone la sede del divino nella natura, e correggere la nostra unilateralità in favore della persona razionale. Oggi, ammaestrati dall’evoluzione storica, possiamo venerare le tre persone divine che succhiano il latte dal seno divino della loro unica natura. La persona umana comunica con le persone divine e a esse conduce; la natura comunica con la natura divina e a essa conduce. Così i segni sacramentali, mortificati e ridotti dal ragionamento a segni astratti che per comprenderli necessitano di tante spiegazioni razionali, devono ritornare a essere segno naturale che parla da sé all’intelligenza umana: ritornerà il pane da spezzare sulla mensa eucaristica, ritornerà il flusso del fiume per l’immersione battesimale ecc.
Nella lettera agli Ebrei è detto: “Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza”. L’esperienza delle cose materiali, che comporta la sofferenza, ha reso perfetto il Figlio di Dio. Da Figlio di Dio è maturato a Cristo. E noi siamo cristiani.
La nostra età anziana è quella più feconda di ripensamento teologico. Un inchino all’anziano arcivescovo emerito cardinal M. Martini, ritiratosi nella riflessione teologica.”
p. Luciano Mazzocchi
missionario saveriano e cappellano della comunità giapponese
Incontri
- 05 aprile: lunedì ore 17.30 – 20.30 pratica dello zazen – riflessione sul Vangelo – Eucaristia, presso la Casa dei Missionari Comboniani via S. Giovanni da Verdura 139 Padova Tel 329.3957378/347.8255616
ritiro del sabato santo a Desio (11 aprile)
Il sabato santo è il giorno propizio per meditare il mistero pasquale – il passaggio – che permea la nostra esistenza nel legame vita e morte. A tutti l’invito a partecipare al ritiro organizzato nella Villa Vangelo e Zen di Desio, con inizio alle 08.00 e termine alle 18.00. La mattinata sarà dedicata allo zazen, il mezzogiorno al lavoro nel giardino, il pomeriggio alla meditazione sul vangelo. Durante il ritiro sarà praticato il digiuno.
E’ possibile arrivare il venerdì sera e rimanere anche la domenica e il lunedì di Pasqua, pernottando nella Villa. Nelle lettere settimanali seguenti saranno date informazioni più precise.
Questo avviso perché anche tu possa verificare la tua partecipazione.
Funzioni della settimana santa 2009
- domenica delle palme (5 aprile) alle ore 11.00
In questa chiesa l’arcivescovo Tettamanzi benedice i rami d’ulivo, quindi si procede nel duomo per la celebrazione eucaristica. - giovedì santo (9 aprile) ore 18.30 – 21.00
eucaristia della memoria dell’ultima cena, lavanda dei piedi, meditazionedopo la messa, come continuazione dell’ultima cena, condividiamo il cibo che ciascuno ha portato da casa - venerdì santo (10 aprile) ore 18.30 – 21.00
meditazione, liturgia e via della croce - sabato santo (11 aprile) giornata intera di ritiro a Desio (possibile partecipare solo parzialmente)
- domenica di pasqua (12 aprile) ore 11.00
santa messa solenne di Pasqua con rito di accoglienza dei catecumeni - ministero del sacramento del perdono da parte di p. Luciano (Duomo):
mercoledì (8 aprile): ore 12.00-15.00;
giovedì (9 aprile) ore 15.00-18.00
venerdì (10 aprile) ore 07.00-10.00; 12.00-15.00.
Un commento
[…] primo è di padre Luciano Mazzocchi, uomo di vasta esperienza in merito avendo vissuto lunghi anni in Giappone, del quale vale la […]