Dom 22 Nov 2009 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

lettera

Vangelo e Zen

22 Novembre

Vangelo secondo Marco 1,1-8

Una espressione del vangelo di questa domenica mi risuona molto attuale. Eccola: “Voce di uno che grida nel deserto …”. A pronunciarla fu il profeta Isaia alcuni secoli prima di Gesù. Forse il profeta intendeva proprio il deserto fisico, quello che circonda la Palestina; tuttavia l’espressione è pregna di un senso che va ben oltre la geografia. Dice la sensazione che prova un uomo quando ha esaurito le sue energie per cambiare una situazione caotica e ingiusta, ma deve arrendersi allo scorrere inesorabile delle cose che non cambiano. Vuole gridare, ma la voce gli si mozza in gola perché attorno tutto resta indifferente. Rimane un senso pesante di impotenza e inefficacia. Non è detto che chi grida abbia tutta la ragione dalla sua parte. Può essere il contrario, ma è l’indifferenza e l’immobilità che snerva. L’appello della FAO di qualche giorno fa per l’enorme problema della fame fu voce che grida nel deserto. Questo breve vangelo vuole incoraggiare le grida mozzate di tanti settori dell’umanità, preziose e feconde mentre appaiono inutili e sconfitte in partenza. Sono la brace sotto la cenere che conserva il seme del calore e della luce, mentre attorno è freddo e buio.

Alla FAO fu possibile gridare, e i giornali hanno registrato con titoli vistosi quel grido. Ma la sensazione è ancora più triste, constatando che con tale vistosità il problema sembra servito. Ci sono situazioni in cui nemmeno si può gridare, perché quel giorno non lo si vede nel futuro che l’uomo può sondare. Grida non gridate, mozzate in gola. Elenco alcuni ambiti: la sperequazione salariale, da un misero mensile insufficiente per giungere alla fine del mese a stipendi stellari di milioni di Euro. Quando una ditta cerca la foto di un giovane per i suoi spot commerciali, non chiede a uno dei tanti giovani dal volto sano e luminoso, ma che sono in cerca di lavoro o hanno un lavoro precario; ricorre invece a quello supermilionario, dal volto già spento dal peso delle ricchezze. Ma è quel volto che attira … E’ quella situazione che affascina e diventa guadagno. Ricordo la domanda fatta da una giornalista alla Miss Italia di una decina di anni fa (era siciliana), fidanzata con un giovane muratore. La domanda pressappoco diceva così: “Adesso che sei Miss miri più in alto in fatto d’amore?”. Un altro grido che non riesce a scuotere l’opinione pubblica e che, quindi, resta amaramente mozzato in gola, riguarda la dissociazione tra interiore ed esteriore, tra pubblico e privato. Appare come un disturbo che indigna il richiedere che un personaggio sia dentro ciò che svende fuori. Tu lo puoi gridare; ma è troppo comodo avere due cassetti, due vite, due cuori. E’, la nostra, l’epoca in cui il solo accennare alla comunione dei beni come sistema sociale ti tira addosso il titolo di comunista o di cato-comunista. Eppure, la prima comunità cristiana viveva così: nessuno diceva suo ciò che possedeva, ma gioiosamente era condiviso. Così viveva San Francesco, che tutti dicono di amare. Ma oggi evocare la comunione dei beni è cosa fuori di senno! Grida che non riescono a farsi ascoltare. Eppure grida che assolutamente preziosi come la brace sotto la cenere. Del resto, ciascuno di noi, non è forse un grido mozzato verso se stesso?

Giovanni battezzava in acqua e preannunciava a tutti che presto sarebbe arrivata una persona più importante, di cui lui non era degno nemmeno di sciogliere i calzari. La persona forte è sempre posizionata nell’attesa di ciò che è più grande di se stesso; invece la mediocre non attende nulla. Il sentimento dell’attesa è grandezza d’animo. Quel grido mozzato in gola che ciascuno di noi sperimenta in se stesso, che disturba il quieto vivere di una società distratta, quel grido è Vangelo!

  • Testo del Vangelo

Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

  • ritiro di fine – inizio anno

Come negli anni passati, la Villa Vangelo e Zen è aperta ad accogliere chi intende trascorrere alcuni giorni meditando, ascoltando, pregando, fraternizzando, studiando ecc.

  • Periodo: 30 dicembre (mercoledì) – 3 gennaio (giovedì).
  • Il giorno 30: ritiro in silenzio e digiuno (zazen, ascolto, eucaristia, a mezzanotte cena)

Questo l’invito a chiunque, potendo, vuole trascorrere una fine e un inizio d’anno lasciandosi purificare dal silenzio e dalla preghiera.

p.Luciano
Nessun tag per questo post.

Lascia una risposta