Lun 27 Set 2010 Scritto da Pierinux 1 COMMENTO

lettera

Vangelo e Zen

26 settembre 2010

Vangelo secondo Giovanni 6, 51-59

Nel Vangelo di oggi Gesù dice: “… perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”.

Mangiare la carne? Bere il sangue? Parole che suscitano ribrezzo. Chiunque le dica non è forse un pazzo? Reazioni ovvie! Eppure il nostro corpo, agli albori della sua esistenza, si è nutrito dal corpo della madre. Il sangue materno lo ha irrorato quando era un seme nascosto nell’utero e il latte materno lo ha nutrito quando germogliò alla luce del sole. La vita scorre da corpo a corpo. La vita è sempre nutrita dalle energie che si sprigionano al sacrificio del corpo degli altri esseri viventi. Si sacrifica la foglia di lattuga, il suo polmone, e nutre me; si scarifica il latte della mucca che il vitellino condivide alle altre specie e così nutre me. Si sacrifica il corpo degli esseri viventi, pesci e animali, e nutre me. Gli antichi si commuovevano davanti al sacrificio di un animale per nutrire la specie umana e chiamavano quella morte atto religioso. Infatti, il sé dell’animale si annulla e viene offerto all’economia della grande vita. Ciò che noi chiamiamo “sé”, fino all’ultima cellula che lo compone è sacrificio di altri esseri. Solo così c’è la vita.

La dimenticanza della grande legge della vita che esiste solo attraverso il sacrificio di altra vita ha sedotto l’uomo a sedersi sul trono del suo personalismo. Con l’espressione: “io sono persona”, l’uomo dichiara la sua autosufficienza e autonomia di fronte agli altri esseri. Dichiara sua proprietà il corpo che lo costituisce e ne pretende l’uso a suo compiacimento, secondo l’umore della sua presunta libertà. Mentre non c’è un solo atomo che non gli sia stato dato. Il personalismo umano è stato estremizzato nel diritto a possedere. La proprietà privata come vige nella cultura capitalistica è pura dimenticanza dell’origine della realtà e pura miopia del futuro, quando l’uomo ritornerà nel corpo della madre Terra. L’apice della visione personalistica è il concetto di Dio personale che avrebbe il diritto di esistere prescindendo dalle creature che danno senso e funzione alla sua esistenza. Il Dio personale, autosufficiente e auto-spiegante, diviene il prototipo. La fede cattolica ci dice che Dio non è una persona, ma la relazione di tre persone: la fonte da cui tutto sgorga, il fiume in cui tutto scorre, e la pioggia che scioglie l’acqua che sgorga dalla fonte e che scorre nel fiume in infinite goccioline che vanno ad irrorare la vita. Abbiamo dimenticato che a monte delle tre persone c’è l’uno della natura divina, da cui le tre persone sgorgano e in cui rifluiscono. Dimenticando l’uno della natura divina, abbiamo dimenticato l’uno della natura creata, che è opera e manifestazione della natura divina. Abbiamo esiliato la natura da Dio, e Dio dalla natura. Ci siamo costruiti un’immagine di un Dio che è come una persona seduta su un trono, ignorando il parto umile e caldo delle tre persone divine dall’uno della natura divina, seno materno del divino. Le persone divine vivono di una sola vita divina: il Padre è la funzione divina del dare, il Figlio la funzione divina del ricevere, lo Spirito è la funzione divina in cui il dare e il ricevere si fondano nell’amore. Come la mano che stringe e la mano che è stretta, stringendosi, generano calore. E’ la natura, seno di tutto ciò che è, di Dio creante e delle cose create, che infonde calore nelle persone e nelle cose che prendono forma. L’avere forma, l’essere persona, è la dinamica policromia dell’uno. Perché la natura divina è l’amore.

Poche ore prima della sua morte, all’ultima cena coi discepoli, Gesù disse: “Prendete e mangiate: questo è il mio corpo dato per voi… Prendete e bevete, questo è il calice del mio sangue versato per voi”. Mangiare il corpo e bere il sangue di Cristo e divenire Cristo che dà il proprio corpo e versa il proprio sangue negli infiniti modi dell’esistenza! In questa circolazione, in questa Pasqua – passaggio, c’è la verità.

Presso la nostra cappellania a Milano il fotografo giapponese Oki Morihiro ha allestito una mostra di fotogrammi di Madre Teresa di Calcutta, da lui ripresi durante i quattro anni passati assieme. Il signor Oki ha 81 anni e 13 anni fa ha subito l’esportazione dell’esofago. Anziano e dal corpo debole, viaggia per il mondo testimoniando la dedizione amorosa di Madre Teresa per i poveri. Nel 1997, ancora convalescente dall’operazione all’esofago, accompagnato da un infermiere si recò a dare l’ultimo saluto a Madre Teresa morente. La Madre in silenzio gli pose le mani sul capo in un gesto di benedizione. Oggi, l’anziano fotografo dal corpo indebolito dall’asportazione dell’esofago naturale, vive dell’energia che il corpo della Madre ha trasmesso nel figlio-discepolo. “Voglio andare dov’è Madre Teresa. Per questo il 22 ottobre ad Assisi riceverò il battesimo”. Il battesimo: immersione nella natura divina!

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Un commento

  1. elia turri ha detto:

    le parole del commento evangelico quì sopra nascono da una persona che si lascia fecondare dal senso profondo della vita, che sperimenta il senso profondo della vita,abbandonandosi al silenzio semplice e naturale dello zazen. Chi conosce questo silenzio e ne dimora comprende con limpidezza che Dio non è quel ” personaggio” seduto sul trono che sta li , venerato da noi uomini come “amuleto” o addirittura “portafortuna”. No, Dio, seme di vita eterna dimora nel nostro più profondo, e noi possiamo farci cullare da lui abbandonando il nostro ego. La conseguenza naturale sarà quella di scoprire Dio nel prossimo dando così corpo alle parole di evangeliche e amorevoli di Gesù.

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