Dom 20 Feb 2011 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

lettera

Vangelo e Zen

20 febbraio 2011

Vangelo secondo Matteo 9, 27-35

Scrivendo, tengo sullo sfondo una frase di Gesù presa dal vangelo di questa domenica. Eccola: “Sia fatto a voi secondo la vostra fede”. Sono parole dette da Gesù a due ciechi, e in questo momento io le sento rivolte a me. Mi domando: “Io credo?”. Lo so che scrivo condizionato dal disgusto di una scena vista poco fa’ al telegiornale: una serie di cardinali tutti vestiti di rosso sgargiante come a festa, e fra loro il presidente del Consiglio. So che si parlava dell’unità d’Italia e ciò aumenta il mio disgusto. Infatti, mi domando che c’entrano i cardinali con l’unità d’Italia, realizzata sotto gli improperi di Pio IX. Basti leggere gli articoli della Civiltà Cattolica del 1870 che definì la breccia di Porta Pia invasione di Satana. Come mai noi ministri della chiesa siamo tanto abili da saltarne sempre fuori e salire sul palco della celebrità? Non è invece giusto riconoscere i nostri errori e, grazie a tale riconoscimento sincero, imparare qualcosa per purificare e qualificare la nostra testimonianza del Vangelo? Quei cardinali mi sembravano tanto simili a Berlusconi! L’unità d’Italia l’hanno fatta gli italiani, fra loro certamente anche tanti preti, ma non certo i cardinali romani.

Stasera la tristezza m’ha proprio preso, anche per un’ulteriore notizia. Infatti ho sentito che il governo vuole procedere a modificare i procedimenti processuali della giustizia. Vuole fare da maestro sul come gli italiani devono essere giudicati. Quanta prepotenza! Una burla disumana?

Mi sconvolge il fatto che centinaia di deputati e senatori rimangano impassibili davanti ai sospetti così gravi enunciati non da chicchessia, ma da chi è stato preposto a ciò dallo Stato italiano. Nessuna incrinatura! Immagino uno che vada dal medico e che dal medico si senta dire che c’è il sospetto grave di un tumore maligno. Immagino che questo tale convochi un fracco di amici e quella sera si metta a far baldoria beffeggiando il medico spudorato che gli ha enunciato quel sospetto. Sta avvenendo proprio così!

Le 6 ore che oggi, venerdì, ho passato nel confessionale del duomo e a seguire le 2 ore in quello di San Babila, mi tengono su in questo momento di sconsolazione. Nelle 6 ore in duomo, ho avuto un solo intervallo libero di cinque minuti, in cui mi sono pregato un salmo. Sono passate molte persone, italiani, inglesi, paraguaiani, e anche giapponesi. Tutti hanno in comune un profondo sentimento: si sentono in debito verso Dio, gli altri, la vita, la natura. Quando uno mi dice: “Chiedo perdono a … !”, rispondo con le parole di Gesù: “Sia fatto secondo la vostra fede”. Ci vuole fede per chiedere il perdono e gustare di riceverlo. Perché per il chiedere il perdono scaturisce da una sensibilità umana, delicata e nobile, che fa percepire all’uomo il dislivello tra il tanto che ha ricevuto e il poco che ha restituito, il dislivello tra ciò che si è e ciò che si può e si deve essere. Il chiedere perdono è solo di chi ha una profonda stima di se stesso. Usando parole del vocabolario cristiano: il chiedere perdono è soltanto di chi ci crede sul serio di essere figlio di Dio e fratello universale. Allora ci si sente in debito.

Spesso celebro messa in San Babila, Milano. Alla messa delle 10,30, immancabilmente è presente un signore dai capelli bianchi. Questi si offre a fare i preparativi e le letture durante la messa. L’altro giorno, a messa finita, mi sono accostato al suo banco e, salutandolo, ho detto una battuta: “A messa vengono anche dei giovani, ma per i lavori se non ci fossimo noi settantenni!”. E’ ovvio che volevo dire che noi settantenni siamo più giovani dei giovani di vent’anni. Al che, il signore mi rispose: “Ma sa, padre, quanti anni ho io?”. “Beh! Forse 75…”. “No! Ne ho 92”. Meravigliato, gli chiesi di insegnarmi il segreto. “Prima di tutto mia moglie. Secondo ho avuto un intimo amico: Alberto Moravia. Inoltre il duce ha fatto in tempo per mettermi in prigione e mandarmi 4 anni nel Peloponneso”. Il signore 92enne è membro della giuria del Premio Balzan. Grazie, signor Angiolo!

P.Luciano

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