Sab 19 Mar 2011 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

lettera

Vangelo e Zen

13-20 marzo 2011

Vangelo secondo Matteo 4, 1-11

“Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo”.

Ogni anno la prima domenica di quaresima ci fa ascoltare il Vangelo della tentazione di Gesù nel deserto. E’ uno dei brani più commoventi del Vangelo intero. Gesù lascia il lavoro e la sua città, e si mette in cammino per trovare la sua via. Va a ricevere il battesimo da Giovanni e, ricevutolo, ode una voce che gli dice: “Questi è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto”. Gesù , confermato nella sua scelta da quella voce, si ritira nel deserto quasi a rafforzare la sua volontà nella scelta fatta. Invece, proprio nel deserto dove si aspetta di stare solo in silenzio, proprio dopo aver ascoltato la voce di Dio che lo benedice nella via intrapresa, proprio quando tutto sembra pronto e avviato, lo attende il tentatore. Chi è sempre nel rumore non sente tentazioni, perché la tentazione mira a disturbare l’attenzione, la consapevolezza, la finezza dell’anima. L’anima rozza e rumorosa non ha la finezza per percepire la tentazione come tentazione, così come chi tiene sporco il corpo non fa caso al vestito sporco. Più l’anima è fine, più l’anima è pronta, e più la tentazione ha il suo campo d’azione.

Le tentazioni che assalgono Gesù sono finissime, tutte intessute di parole sacre prese dalla Bibbia, tutte espressioni che sembrano glorificare Dio. Il tentatore mette alla prova usando le stesse espressioni e ragionamenti con cui Gesù ha rafforzato la sua volontà per prendere la sua decisione. Gesù aveva deciso di dedicarsi alla predicazione del Vangelo del regno di Dio, che è giustizia, pace e gioia? Ecco la tentazione: Trasforma le pietre in pane e così porterai giustizia, gioia e pace! Gesù aveva deciso di testimoniare la presenza di Dio nella storia? Ecco la tentazione: Buttati giù dal pinnacolo del tempio e fa vedere il miracolo della presenza di Dio che ti sorregge! Gesù aveva scelto di coltivare la comunione dei popoli attorno al Vangelo e di fondare la chiesa? Ecco la tentazione: Se mi adori ti do tutte queste ricchezze con cui potrai fare una montagna di bene e convertire tutti. Il tentatore non assale i rami dell’albero, ma la punta più profonda della radice. Ti incita a fare proprio ciò che hai deciso, ma ti sovverte la ragione e il sentimento di fondo. Meglio, te lo invischia di attaccamento il proposito che hai fatto.

Mi soffermo alquanto sulla seconda tentazione, forse la più finemente subdola. “Se sei figlio di Dio, gettati giù” perché, dice il tentatore, nella Bibbia sta scritto che Dio darà ordine agli angeli di sostenerti. La risposta di Gesù è memorabile: “Non tentare il Signore Dio tuo”. Tentare Dio è la tentazione delle tentazioni: consiste nell’abuso del nome di Dio per non convertirsi, per continuare a darsi ragione, per pretendere di essere senza essere. E’ la tentazione di fare i convertiti senza convertirsi: basta confezionarsi la propria conversione, appunto ad uso personale, per cui ci si converte ancora a se stessi. Convertirsi, invece, è affidarsi oltre, dove tu non sai e anche dove non puoi. Allora il miracolo è vero e non fa nessun rumore.

Gesù nel Padre nostro ci ha insegnato a chiedere di non essere indotti dentro la tentazione, ossia di non lasciarci incantare dentro l’incantesimo della tentazione; non ci ha insegnato a chiedere di non essere tentati. Il deserto della tentazione è esperienza di purificazione e di rigenerazione.

Oggi il popolo giapponese è nel deserto. Una bella lettera mandata agli amici italiani da parte di padre Claudio Codenotti, ci descrive alcune primule che sbocciano nel deserto in cui il Giappone oggi si trova. Padre Claudio, per gli amici Nabo, opera come missionario nell’isola Kyushu, la più meridionale e la meno disturbata dall’ultimo terremoto. Ecco la lettera.

P.Luciano


Lavorare in una missione cattolica a cui è collegato una scuola infantile, di questi giorni è quanto mai un toccasana alle ferite del cuore procurate dal dramma del terremoto. Il volto sorridente e vivace dei bambini, che pur conoscendo il dramma e anche pregando per le vittime, non conoscono la portata di tale tragedia, danno a tutti, famiglie, insegnanti, me compreso, la certezza che la vita continua in modo rinnovato e altrettanto consapevole del suo valore, pur nella precarietà e debolezza che caratterizza il nostro essere creature. I bambini hanno innata la capacità di guardare avanti senza il peso enorme del passato, e lo sanno tramettere bene a chi si lascia da loro coinvolgere.

Se di questi tempi le sere, abbastanza libere, il tempo è per me occasione riflessione, qualche lacrima e preghiera di fronte alle continue notizie e immagini drammatiche, il mattino seguente mi sento rinnovato nelle forze e nello spirito; sia perché il giorno inizia con la celebrazione della s.Messa nella quale tutto ritrova significato, anche quello che stiamo vivendo ora; sia perché seguente pensiero va all’accoglienza dei bambini dell’asilo e dei genitori che li accompagnano, ed è per me una sfida alla capacità di trasmettere motivazioni ulteriori di incoraggiamento e speranza.

C’è un altro fattore che da due giorni mi da’ la carica giusta per la giornata, riassunto in quei pochi minuti di tempo lasciati per la colazione mattutina. Minuti che son occasione per uno sguardo alla televisione. Ai soliti “bollettini di guerra”, o ai programmi che aumentano l’ansia, ci son per fortuna aggiunti momenti di testimonianza diretta coi sopravvissuti e rifugiati del terremoto. Non tutto naturalmente riferisce o presenta quanto di eroico o quanto di speranza e fiducia è presente nell’animo di quanti sperimentato ancora lo sconvolgente dramma; ci sono anche motivi di tristezza di dubbio e scoraggiamento; ma in compenso sappiamo di vedere e sentire meno retorica e più umanità quotidiana. Tante volte sembrano banali episodi che non avrebbero spazio negli scoop giornalistici di cui si nutrono i media nazionali e internazionali, ma danno il segno che gli uomini non han perso la voglia di vivere, e di sentirsi, proprio perché fragili, bisognosi l’uno dell’altro. Son tanti i racconti vivi di testimoni circa quello che alcune vittime hanno fatto prima di essere travolti dallo tsunami e che sono esempio straordinario di dedizione e sacrificio per i loro compaesani, compagni di lavoro, anziani, alunni, malati. Ancor più belle sono le testimonianze che parlan di nuove famiglie che stanno nascendo in questi centri di raccolta. Giovani che han perso i genitori si fanno carico degli anziani rimasti soli. Mamme che non sanno se i loro figli son ancor vivi o meno e che consolano, curano, dormono a fianco di quelli rimasti soli. E via via con decine di questi esempi.

Di queste sere inoltre la continua pubblicità di un canale televisivo che raccogliendo una decina di situazioni, mette in risalto quanto bisogno ci sia di ritrovare umanità in situazioni quotidiane al di là del dramma del terremoto. Il bisogno che i figli crescano con la presenza dei genitori; che i giovani si facciano più attenti a chi sta loro attorno; che i bambini si faccian più vicini a chi in classe o nel gioco viene messo in disparte. Una pubblicità televisiva che si ripete ogni mezz’ora presentando un atteggiamento positivo delle relazioni umane. Sembra proprio che il Giappone voglia ripartire da questo dramma per ritrovare la propria anima nella vita stressante e competitiva di questi ultimi decenni. Non c’è che da esserne felicissimi.

Per oggi basta così… mi darò da fare per vedere se riesco a catturare questi spot pubblicitari e li metterò in onda perché possiate rendervene conto. A presto…

PS… Alle molte offerte di aiuto rispondo di appoggiarvi alla Caritas Italiana che è in diretto contatto con la Caritas locale.

Grazie, p. Claudio (nabo)

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