Gio 7 Lug 2011 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

lettera

Vangelo e Zen

10 luglio 2011

Vangelo secondo Luca 17,26-33

“Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà… Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà”.

Grazie, uomo anziano senza dimora!

“Mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano… vendevano, piantavano, costruivano fino al giorno in cui… piovve fuoco dal cielo e li fece perire tutti”(Lc 17,27-29). Parole dure queste di Gesù, che a me sacerdote evocano altre, altrettanto dure, più direttamente rivolte proprio a me: “Molti m i diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e fatto miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti… “ (Mt 7,22-23). Sì, è possibile darsi da fare tutta la vita nel lavoro, per la famiglia o nell’attività religiosa, ma alla fine “perire”. In realtà io credo che alla fine della fine nessuno perisca, ma ciò avviene perché prima di morire all’ultimo momento le maschere della convenzione cadono e l’uomo si affida alla deriva della grazia. Si scopre redento nella verità. Quegli ultimi istanti finalmente veri salvano dall’eterno perire.

Nel pomeriggio di martedì scorso, come mio consueto, stavo seduto al confessionale nella chiesa di San Babila. Un uomo anziano, magrissimo, si accostò al confessionale chiedendo una benedizione. Evoco quell’incontro perché, se la confessione comporta il silenzio, la semplice benedizione no. Soprattutto lo evoco perché m’è rimasto profondamente impresso. Quell’incontro mi ha purificato e sono certo sia una soffio di brezza anche per chi legge questa lettera. L’anziano mi confidò di avvertire la morte molto vicina, perché le forze lo stanno lasciando di giorno in giorno. Mi disse che da anni non ha più casa. Era cresciuto sulle montagne bergamasche, ma poi tutti lasciarono la montagna e si recarono in pianura o in città. Rimase solo lassù tra i monti e non trovò da sposarsi come avrebbe tanto desiderato. Mi disse: “Allora, la mia famiglia erano gli animali e le piante. Diventato anziano, non potendo più salire e scendere la montagna, mi sono spostato in città. Dormo dove trovo un posticino e nessuno mi caccia via”. L’ho invitato a venire a Desio, ma mi rispose che non se la sente. Fu spontaneo stringerci le mani, tacere e pregare. Quindi chinò il capo e chiese la benedizione. “Ora, anche se muoio, sono benedetto”. Si allontanò trascinando lievemente i piedi, aiutandosi con il bastone. I suoi vestiti erano puliti.

Chi nella vita si dà tanto da fare nel lavoro, nella famiglia e anche nella religione, al punto da non percepire lo scorrere del tempo, quando il tempo finisce, all’improvviso perisce, come cadesse in un burrone che non aveva previsto. La morte fa paura; quindi, è da non nominare. Caso mai è da dire: E’ venuto meno… E’ mancato…!“ Il tempo è il pellegrinaggio dell’anima”, scrisse Agostino. Per molti il tempo è solo rumore di cose da fare. Così nella politica, così anche in religione. Vorrei che alla settimana Vangelo e Zen giovani di fine luglio partecipassero tanti giovani da non saper dove stendere la stuoie per dormire. Vorrei che alla cinque giorni Vangelo e Zen di fine agosto partecipassero tanti adulti da scomodare anche gli alberghi vicini. Questo eccesso di zelo mi impedirà di accogliere con gioia e nobiltà i pochi giovani, i pochi adulti che dedicheranno una parte delle loro preziose vacanze al cammino Vangelo e Zen. Sento proprio il bisogno di chiedere a quell’anziano magrissimo, senza fissa dimora, che mi guidi a dimorare nella calma in cui non necessito di fare rumore per stare calmo. La calma calma!

Quella calma è un dono della fede, della solitudine; ma anche delle montagne!

p.Luciano

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