Gio 24 Nov 2011 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

lettera

Vangelo e Zen

Vangelo secondo Matteo, 3, 1-12
20 Novembre 2011

In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!”. Egli è infatti colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse. “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore. Raddrizzate i suoi sentieri….”

Il Vangelo di oggi purifica il nostro consuetudinario modo di pensare la religione. Per lo più noi riteniamo che è la religione, con le sue pratiche di preghiere e di meditazione, a farci diventare buoni. Invece il Vangelo di oggi dice chiaramente che siamo noi che facciamo diventare buona la religione. Ossia, tocca a noi preparare la via del Signore e a raddrizzare i suoi sentieri. Al primo ascolto, risuona come se siamo noi a rendere buono Dio. E non è affatto sbagliato pensare così. “Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino”, “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. A gridare così ai passanti era un asceta di nome Giovanni. Era cresciuto nel deserto conducendo una vita molto aspra, nell’attesa che i suoi occhi ritornati puri potessero vedere “il sole che sorge”. Anche noi attendiamo! Sì, attendiamo che Dio, o gli altri, o lo stato, o la rivoluzione socioeconomica ci regalino giorni migliori. Attendiamo il bene senza doverci convertire. Ma il bene, nelle mani di chi non si converte al bene, deperisce in male.

“Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Io, prete, mi trovo più a mio agio nel predicare che è Dio che deve raddrizzare i sentieri dell’uomo, piuttosto che l’uomo debba raddrizzare i sentieri di Dio. Il mio modo di pensare, ovviamente, dà più importanza alla posizione della Chiesa, di cui io sono ministro, perché equivale a dire che se uno non si affida alla cura pastorale della Chiesa non può percorre sentieri diritti.

C’è una religione che precede le religioni: è la via che la natura ci trasmette con la vita. E’ la via di cui la natura, con la sua armonia ed equilibrio, ci è maestra. Immaginiamoci come sarebbe squallido se un essere umano dovesse tirare fuori i testi sacri della sua religione per convincersi che il lavoro è un dovere e un piacere, oppure che l’uomo deve rispettare i suoi genitori e tutti i suoi simili, come pure che deve riconoscere l’ambito e il limite di ogni cosa. Ugualmente, come sarebbe desolante se bisognasse tirare fuori l’andare in paradiso per ricercare e scegliere ciò che è giusto, bello e vero. Che proveremmo se, caduti in povertà, qualcuno venisse ad aiutarci dicendoci che lo fa perché è scritto nel Vangelo! Purtroppo può essere che l’uomo tiri in ballo la religione, meglio l’appartenenza a una religione, per demandare a Dio quanto è cammino dell’uomo. In nome della religione l’uomo può giustificare la sua mediocrità.

L’incontro vero con Dio avviene lungo la strada che l’uomo stesso appiana e raddrizza. L’uomo incontra Dio ricercando la giustizia, la verità e la pace. Il profeta Osea dice che molti con Dio peccano di prostituzione: abusano Dio per un profitto. La religione autenticamente religiosa parla poco di Dio, di apparizioni, di rivelazioni, di miracoli. In una comprensione profondamente religiosa il miracolo non lo si avverte, come una madre non avverte che sta facendo tutto il possibile e impossibile per i figli. La vera religione non lascia strascico. Un vescovo di una diocesi d’Italia ha detto che non si devono spargere le ceneri dei propri antenati nella natura, ma vanno conservate in un luogo sacro nell’attesa della risurrezione. Probabilmente chi non è ministro di religione direbbe l’opposto: dalla natura abbiamo ricevuto tutti gli atomi che compongono il nostro corpo. Alla morte restituiamoli, dicendo grazie! “Chi conserva la sua vita la perde”, disse Gesù di Nazaret.

Giovanni il battezzatore, l’asceta ritornato dal deserto dove era cresciuto, aveva la fortuna di non poter dire di conoscere già Gesù. Quindi non era tentato di sostituire Gesù al proprio cammino umano. “Convertitevi” perché il regno di Dio è vicino, ti circonda, ma sta a te allungare il passo e la mano per farlo tuo. Quindi “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Il catechismo più autentico per i nostri ragazzi è quello di accompagnarli e incoraggiarli, mentre sperimentano che la vita è un dono avuto attraverso i genitori, un dono nutrito dal sacrificio vegetale e animale e, quindi, che i giorni di pioggia sono belli come quelli di sole, e che dobbiamo rispettare gli altri e così volere che gli altri rispettino noi ecc. ecc. Il genitore veramente religioso non tira fuori il nome di Dio nell’insegnare queste verità, perché semplicemente non ne sente il bisogno. Infatti, questi comportamenti parlano da se stessi. Se si tira fuori la legge di Dio, se ne sminuisce la genuinità come è della frutta che deve essere fatta luccicare artificialmente per essere venduta. Il primo atto di fede è credere nell’esistenza senza dei perché: questa è la fede spoglia di qualsiasi aggiunta, anche di aggiunte pie, così come ciascuno di noi è nato dal seno di sua madre. E’ da questo sentire vera l’esistenza che un giorno il bimbo cresciuto riconoscerà che nell’esistenza c’è uno Spirito che avvolge e penetra tutto. In questa esperienza si radica la fede che rende carismatica la vita. L’incontro reale con Dio è quando l’uomo s’accorge che sempre è stato in Dio. Così non mistifica la religione, come non si vanta l’albero il giorno che i suoi frutti maturano. Gesù iniziò il Vangelo proclamando beati i poveri in spirito, perché di essi, rimanendo poveri, è il regno dei cieli. Alcuni, per dare più valore al cristianesimo, affermano che è la religione rivelata; ma è proprio quel supervalore che ne annebbia il valore. A meno che per rivelazione uno non intenda che è la realtà stessa a rivelarglielo, in silenzio, nella vita di ogni giorno. “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.

Questo Vangelo ci guidi a superare il divario fra credenti e non credenti! Amen!

p.Luciano

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