Natale 2015
nelle fasce dell’esistenzialità
E’ Natale! E’ nata Hope!
Emma e Andrew, una coppia inglese, attendevano la nascita di una femminuccia e di un maschietto. Un giorno i medici diagnosticarono l’anencefalia della femminuccia e consigliarono l’aborto selettivo a salvaguardia del maschietto sano, ma mamma Emma e papà Andrew rifiutarono. Vollero accogliere con amore indiviso il maschietto sano e la femminuccia malata, che chiamarono Hope, Speranza. Consapevoli che la bambina non sarebbe sopravvissuta, avevano deciso di donare i suoi organi per la salvezza di qualche neonata affetta da disfunzioni fisiche. Hope è nata con la vocazione ad offrire se stessa, una goccia di tenerezza cristica. Papà Andrew teneva l’esile mano di Hope nella sua, quando per un attimo l’esile mano rispose con una lieve stretta alla punta del dito di papà. Poi, a 74 minuti dalla nascita, Hope morì.
“74 minuti sono pochi, ma almeno abbiamo avuto la possibilità di esserle un po’ vicini. Poco prima di morire, mi ha stretto un dito con la manina e sono crollato!”: commozione e riconoscenza di papà Andrew. (da Telegraph, 2 dicembre 2015).
Sulla terra si perpetrano tanti atti di violenza. Recentemente alcuni giovani maggiorenni della mite terra degli ulivi, la Puglia, hanno seviziato e profanato il corpo di un tredicenne affetto da disabilità mentale dopo averlo legato al cancello di una chiesa. Hanno fotografato e fatto circolare on line. Questa notizia e tante simili feriscono l’umanità al suo cuore.
Tuttavia anche oggi è Natale. E’ nata Hopel
Nascono sempre e ovunque tante Hope, tante Speranze! La piccola Hope, vissuta 74 minuti, è più forte di tutti gli atti di violenza compiuti nella storia. Una fiammella, benché piccola, vince sulla grande tenebra; la tenebra si ritira alla piccola luce che si accende. Ma tutte le tenebre messe assieme non possono spegnere una fiammella.
Il male è debole e ricorre alla violenza per affermarsi. Il male non è il fondo originario dell’uomo. Ogni uomo nasce come dono. Per fare il male l’uomo deve ignorare e tradire la sua origine, gonfiarsi, espandersi, imporsi, strafare. Invece il bene è forte in se stesso, di se stesso e non necessita alcun artificio o forzatura. Opera nell’umiltà, nella semplicità, nel silenzio, nello sguardo. La gracile stretta della manina di Hope è più potente di tutte le bombe atomiche. “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli”. (Salmo 8,3).
Dal caldo seno di una giovane donna nacque un bimbo nella capanna di Betlemme, e subito gli angeli cantarono inni e i pastori portarono doni. Gli inni e i doni come una fioritura del parto della vita che trasmette la vita. Come un ruscello che scorre gorgheggiando!
E’ facile purificare il mondo dalla violenza. Basta non svenderci alla paura. Basta baciare la propria esistenza come una mamma bacia il tenero frutto del suo seno. Basta accogliere se stessi come creature divine, come l’Emmanuele, il Dio con noi. Il Natale è Dio che riposa sulla paglia della nostra esistenzialità.
Il mondo ci stimola a gonfiarci di apparente grandezza e potenza. Rimaniamo conciliati nella nostra esile esistenzialità. Ogni limite nella sua umiltà è caldo, ogni virtù nel suo orgoglio è gelida.
Chi conosce il suo limite conosce la sua unicità. Ogni frutto è saporito e profumato perché è quel frutto. Chi vaga nell’indefinito sfuma nella nuvolosità proprio mentre si illude di essere grande e potente. Grande e potente! Eppure incapace di prendere una decisione, di fare un passo concreto, di sostenere un esame universitario, di amare con tutto il cuore e per tutta la vita quella donna o quell’uomo, o di pellegrinare fino in fondo il sentiero della donazione a cui uno si è votato. Solo fra le due sponde il ruscello scorre limpido e allegro. Senza la custodia delle sponde straripa e ristagna.
La vaghezza è la madre della paura. La paura è la madre della resa in cui prolifera la violenza.
E’ Natale. E’ il Natale di ciascuno di noi a se stesso. E’ il Natale alla fiducia! E’ il Natale alla pace, ritrovata scoprendoci tutti capolavori di Dio custoditi preziosamente nei limiti che ci danno concretezza e fiducia. Nell’immenso coro dell’universo, dei suoi spazi immensi e dei suoi tempi infiniti, qui – ora ci sono io. Solo io.
Gli angeli annunciarono: “Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12).
Credo in Dio avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia! Fasce e mangiatoia: la nostra esistenzialità.
esistenzialità
Venerando Gennaro, Stefano, Rosanna… che nel 2015 hanno varcato la soglia del limite, come una goccia che si restituisce all’oceano. Goccia che si restituisce come offerta, perché prima si era accolta come dono. Gennaro, Stefano, Rosanna, come eravate veramente voi stessi! Grazie. Buon Natale!
p. Luciano
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