Sab 30 Set 2017 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

Vangelo e Zen 14 settembre 2017

Il decreto del ministero dell’istruzione che ha praticamente annullato la bocciatura nelle elementari e nelle medie ha suscitato molti commenti favorevoli, ma anche forti reazioni. Una insegnante delle elementari, Silvia Silvagni, ha promosso una petizione che migliaia di insegnanti e di genitori hanno subito sottoscritto, da inviare alla ministro Fedeli, in cui tra l’altro si afferma che: “La scuola non ha bisogno di buonismo ma di migliori strutture, migliori strumenti, docenti più remunerati, più stimolati, più supportati…”.

Bocciatura sì o bocciatura no nelle elementari e nelle medie? Numero chiuso o aperto nell’accesso alle facoltà universitarie? A queste domande che sempre più si pongono nella società attuale, ciascuno può dare una sua risposta. In internet si leggono commenti di ogni genere. Tuttavia qualunque risposta venga data, nella bocca di chi la dà rimane il rammarico di qualcosa di valido che viene sottaciuto con una risposta affermativa in una sola direzione. Certamente l’arte di educare richiede calore umano, ma contemporaneamente vuole rigore e severità. Questi due aspetti devono convivere e co-integrarsi dentro l’umanità di chi insegna, perché il docente possa attingere da dentro di sé il calore umano quando l’alunno necessità affetto educativo, e severità quando necessita rigore educativo. Può essere sistema bocciatura si se, qualora l’alunno venga bocciato, anche l’insegnate provi dentro di sé la stessa bocciatura. Quando è così, l’insegnante, bocciato insieme con il suo alunno, metterà in moto la cura che lenisce e guarisce la comune ferita. La conclusione è che l’alunno ha sperimentato di essere seguito in modo personale, e non generico. Può essere bocciatura no se l’insegnate sa discernere il grado di promozione da dare agli alunni tenendo presente lo sforzo fatto da ciascuno: voto 10 con lode all’alunno che non ha mai fatto un errore di ortografia e voto 10 con lode all’alunno con difetto cerebrale che grazie al calore umano che si respira nella classe, alla fine dell’anno scolastico è diventato capace di scrivere il suo nome correttamente. Anche a tutta la classe va dato 10 con lode, per la solidarietà tra compagni. Ovviamente questa è la situazione ottimale.

A mo’ di diversivo mi permetto di narrare un’esperienza personale. E’ l’inguaribile vizio degli anziani che importunano raccontando le loro cose di una volta; ma in ciò che intendo raccontare qualcosa ha a che fare con le riflessioni riportate sopra. Alla fine della terza elementare, a 9 anni, io sono stato bocciato. Per la precisione, a giugno fui rimandato in due materie, ma ad ottobre non mi presentai all’esame di riparazione per cui fui bocciato. I miei genitori alla notizia espressero il loro disappunto, ma molto contenuto. Alla decisione dell’insegnante nessuna critica. Mi lasciarono l’impressione che dopo tutto non era accaduto nulla di grave, di irreparabile. Erano così abituati a saper ripartire da capo quando una grandinata distruggeva il frutto delle loro fatiche di mesi, che avranno applicato la stessa sapienza sulla bocciatura del figlio: imparerà a ripartire! Invece il vecchio parroco, a cui avevo già confidato che volevo andare in Seminario per diventare prete, mi rimproverò dicendomi che se non studiavo, in Seminario non mi avrebbero accolto. “Se vuoi andare in Seminario, mentre ripeti la terza elementare devi studiare anche le cose della quarta”. Mi trovò una giovane maestra che non aveva ancora un ruolo fisso e che aveva tempo par tenermi una lezione di due ore ogni settimana. Così il sabato, tornato dalla scuola dove ripetevo la terza, andavo a scuola delle cose della quarta. Andavo volentieri a casa della maestra di quarta, perché prima di fare la lezione mi faceva raccontare cosa avevo fatto. Mi sentivo a mio agio anche se in quella sua casa c’era molto trambusto perché gli uomini erano tutti muratori che giravano in bicicletta per andare a tirare su muri. Oggi, settan’anni dopo i loro nipoti hanno partecipato alla costruzione della galleria del Gottardo, Svizzera, e sono in prima linea per l’eventuale ponte sullo Stretto di Messina. Oggi che la loro impresa occupa metà del paese (Ponte Taro, Parma) non ci sarebbe più né posto né tempo per dare lezioni a un ragazzo di nove anni bocciato.

Superato con lode l’esame della terza elementare ripetuta, il parroco maneggiò affinché potessi dare di seguito anche una specie di esame di quarta. L’ordinamento scolastico non prevedeva alcun esame alla fine della quarta, ma per me fu necessario. Superato anche questo a 10 con lode, già mi gustavo a ottobre di ritornare a scuola insieme con i compagni di una anno prima, ma la direttrice provinciale per l’istruzione d’obbligo non riconobbe valido l’esame dato da un alunno che non aveva regolarmente frequentato. Il vecchio parroco corse a Parma per persuadere la direttrice, ma questa volle che io ridessi l’esame davanti a lei. Stava seduta a una scrivania larga tre metri in una sala del palazzo rinascimentale Sanvitale, ma io non avevo più paura. Mi fece scrivere molte cose sulla lavagna e a conclusione mi fece fare anche un disegno. Alla fine riconobbe che ero promosso alla quinta. A nove anni una bocciatura, a dieci anni due promozioni. Avevo solo 10 anni, ma avevo capito che quando si è bocciati e si deve ripetere, se non si torna indietro si va avanti. Sembra ripetizione, ma forse c’è molto più novità che non con la promozione. Almeno lo è stato per me. L’anno prima avevo marinato gli esami di riparazione, un anno dopo ho convinto una direttrice provinciale dalla faccia di pietra a riconoscermi promosso in quinta saltando la quarta. In me era cambiato qualcosa. Grazie alla bonarietà dei miei genitori e la severità del mio parroco. Bonari tutti e due, o severi tutti e due, probabilmente non ce l’avrei fatta. Nemmeno se i miei genitori e il parroco si fossero scambiata la parte. I genitori devono rimanere genitori e mai diventare insegnanti, e viceversa. I genitori devono lasciar gli insegnanti fare gli insegnanti e non diminuire il loro ruolo. Gli insegnanti non devono demandare ai genitori quello che l’alunno può apprendere solo nell’ambiente pubblico della scuola. L’educazione è ben più coinvolgente ed esigente che bocciatura sì o bocciatura no.

A 11 anni entrai in Seminario.

p. Luciano

Riporto dalla rubrica “Lettere, Opinioni e Commenti” del giornale gratuito METRO (Milano 13 settembre 2017) un articolo di don Mauro Leonardi (sacerdote comasco che opera a Roma), a conforto ed incoraggiamento per chi svolge la nobile e difficile opera dell’insegnamento.

Nessun tag per questo post.
categorie: In evidenza, lettere

Lascia una risposta