Lun 16 Mar 2020 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

Il titolo “sull’orlo dell’impotenza, il sentore della libertà…” è mia libera traduzione di una espressione dello scrittore cattolico giapponese Endō Shūsaku (1923-1996), tra l’altro autore del romanzo Chinmoku, da cui la trama del film Silence di Scorsese. L’espressione giapponese suona così:

muryoku yue ni sono sonzai wa tsuyoku natta 無力ゆえにその存在は強くなった

Letteralmente: proprio perché impotente (quella) l’esistenza diviene (divenne) forte. In questi giorni di pausa sto accudendo alla traduzione di un libro di Endō da cui ho spigolato l’espressione suddetta.

Endò si riferisce al capovolgimento che avvenne nei discepoli di Gesù nei giorni che seguirono la sua morte. Il movente profondo del maestro che i discepoli non avevano potuto comprendere quando la gente gridava Osanna per i segni potenti che compiva, quel movente profondo lo intravidero solo dopo la sua morte inchiodato sulla croce, nudo e abbandonato dal Padre, dai discepoli e da coloro che prima l’avevano osannato. Riporto un capoverso appena tradotto:

Per i suoi discepoli il falegname della Galilea, …fino alla fine era rimasto un maestro misterioso, inafferrabile. Ancora alla vigilia della sua morte, i discepoli erano stati incapaci di comprendere chi lui fosse. Forse è la stessa incapacità che tutti noi sperimentiamo, quella di non poter capire fino in fondo, nell’arco della propria vita, il perché ci siamo e perché siamo così.

Del resto, come per tutta la vita Dio rimane inafferrabile alla nostra mente, così ai suoi discepoli Gesù era rimasto un essere umano misterioso. Il movente che guidò tutta la sua vita era stato la semplicità dell’amore, e agli occhi dei discepoli questa appariva come impotenza. Affinché potessero vedere cosa c’era in quella sua impotenza, bisognava che la sua morte strappasse il velo che impediva di vedere… Vede la potenza del Cristo in Gesù abbandonato dal Padre e dai discepoli solo chi lo ricerca partendo a sua volta dalla propria esperienza di impotenza e di abbandono da Dio…”.

Partire dalla propria esperienza di impotenza e di abbandono da Dio?

Richiamo alla mente i tanti incontri, per lo più al confessionale nelle chiese centrali di Milano, e rivedo tanti volti giovanili venuti dal Sud Italia, o da altri paesi, con il curriculum in mano. “Sto cercando lavoro, mi può dare qualche suggerimento?”. Una parola di incoraggiamento e una preghiera. In questi giorni mi pare di rivedere i loro volti nei tanti eroi che si prodigano negli ospedali e che vediamo nei telegiornali. Probabilmente sono altri ancora, ma nel loro volto c’è qualcosa che li accomuna. Un coro di giovani infermieri, medici, volontari, carabinieri, insegnanti che in casa intrecciano la cura dei propri figli con le lezioni che tengono a distanza tramite Skype ai loro studenti… Eroi cresciuti dal basso, dalla terra. Forse è per questo che sono solidi come gli alberi dei campi. E belli!

Sabato 14 marzo, l’arcivescovo di Milano, la più popolosa e organizzata diocesi del mondo, Mario Delpini, salì tra le guglie del Duomo ed elevò la preghiera alla Madonnina affinché ci protegga dal contagio. Tra quelle guglie protese verso il cielo, l’esile figura di un uomo dalla talare nera e uno zucchetto rosso. Fosse cardinale, lo zucchetto sarebbe purpureo. Colori variopinti come le ali delle farfalle. Il giorno dopo il numero dei contagiati crebbe ulteriormente. Impotenza? Sì, ma avesse fatto miracoli l’avrei sentito lontano dalle infermiere che corrono e corrono per i corridoi e dicono che sono impotenti per arrivare a tutto. E, se si siedono un istante, per la spossatezza cadono addormentate. Il miracolo dell’impotenza è altro: non è io da solo posso, ma è noi insieme, lievi tra le guglie degli ideali.

Un mio confratello perde tempo – direbbero altri più sicuri di sé – a condividere la vita con i Rom nel campo di Coltano (PI). Sì, perditempo! I nomadi sono rimasti nomadi non sono diventati laboriosi begamaschi come p. Agostino che è di Bonate Sopra. Eppure ieri mi ha mandato alcune foto dal campo nomadi: Andrà tutto bene!

Da ultimo un mio personale Grazie al nostro presidente del Consiglio (e ovviamente a tutti coloro che lavorano con lui, anche a chi – secondo il vocabolario delle convenienze umane – si dicono dell’opposizione. Quando il velo è strappato e si perdono tutti i punti forti, ci si trova impotenti. La nuda potenza di un coro di impotenti salverà l’Italia. Grazie!

p.Luciano

La preghiera di dell’Arcivescovo di Milano alla Madonnina

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