e le capriole sul bagnoschiuma delle onde alte sei metri
(i riferimenti sottostanti dal sito La repubblica on line 30/09).
27 settembre, spiaggia davanti l’ex-discoteca Le Cupole, Milazzo: il bullismo di due adolescenti e il sublime sacrificio di un guardiacoste, papà di due bambini. “L’hanno mandato in mare senza il salvagente, …a morire”: il lamento dei famigliari del guardiacoste. Sui social lo strascico del bullismo dei due adolescenti: “Sono sano e salvo. Mentre facevo le capriole in spiaggia a me ed al mio amico ci prende in pieno un’onda e mi trascina al largo… Nessuno si è buttato!”; “Ve la racconto io la verità, facevamo le capriole sul bagnoschiuma e un’onda…”.
Il terzo giorno il sacrificio del guardiacoste Aurelio Visalli ha operato il miracolo: ha rotto il l’incantesimo bullico dei due adolescenti che ora possono vedere la realtà. Sui social uno di loro, ritrattato il messaggio precedente, scrive: “La notte mi sveglio e piango, pensando ai suoi figli…”.
Il sacrificio ha la potenza di rompere gli incantesimi. Le parole, le leggi, le esortazioni, le punizioni, perfino la pratica religiosa non conoscono questa potenza, qualora non sono sostenute dalla conferma del sacrificio. Il sacrificio di tanti operatori sanitari che hanno offerto la vita per salvare la vita è la fonte dell’energia che continua a tenerci in cammino in questa interminabile quarantena.
Sono certo che i due bulli che facevano le capriole sul bagnoschiuma di onde alte 6 metri, un giorno, divenuti adulti con delle responsabilità famigliari e sociali, raccomanderanno ai loro figli e loro amici adolescenti la prudenza; e altrettanto è certo che i figli e loro amici adolescenti continueranno ad ascoltare un po’ sì, e molto no, continuando a fare capriole sul bagnoschiuma della loro età bullica. Anche un dodicenne di Nazareth aveva fatto impensierire i suoi genitori che lo cercarono per tre giorni e, come fu da loro ammonito, rispose che non aveva chiesto alcun permesso perché ormai sapeva da solo quello che doveva fare. Crescendo in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini diverrà il Cristo (Lc 2, 51-52).
Un bellissimo film di Kim Ki-Duc, “Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera” narra il cambiamento umano, del tutto simile a quello delle stagioni naturali. Un anziano abate educa un bullico giovane novizio che, dopo tante peripezie succeduto all’abate, si troverà ad educare a sua volta un bullico giovane novizio che ripete gli stessi suoi errori. Il tutto in scenari naturali di una incantevole attrazione.
Molti di noi, tra cui certamente il sottoscritto, ricordano le capriole nel bagnoschiuma del proprio bullismo di quando erano adolescenti o giovani. Oggi gli adulti sfortunati sono proprio quelli che invece hanno trascorso una adolescenza super – protetta e illibata. Senza la memoria delle proprie uscite bulliche che hanno impensierito i genitori, e senza aver mai visto negli occhi del padre o della madre la lacrima della loro incapacità di far capire al/alla figlio/a la via giusta da seguire, questi sfortunati fortunati oggi profondono molti lamenti proprio sui giovani e sugli adolescenti. A me prete è data la gioia di accoglierne vari che si accostano al confessionale per chiedere il perdono. Dal racconto di peccati e di difficoltà che confessano al sacerdote riverbera la loro aspirazione a qualcosa di nobile, di puro. Sì, a spingere un adolescente o un giovane a entrare in una chiesa semi-deserta di questi tempi covid, e confidare a un sacerdote, che forse incontra per la prima volta, ciò che disturba il suo cuore, non può che essere il fascino verso qualcosa di sublime a cui aspira.
Lungo le vie di Milano, soprattutto nelle ore del dopo – scuola, sostano gruppi di adolescenti che fanno crocchio, spesso con la mascherina che penzola al braccio non ostante l’avvicinamento fra di loro. Mi fermo spesso a salutarli con la domanda come sta andando la ripresa della scuola. Finora tutti si sono detti contenti, eccetto uno che però non mi ha detto il perché. A volte il clima spontaneo che si crea permette anche di parlare degli studi che stanno facendo. Qualcuno immancabilmente sbotta: “Tu che fai?”. “Sono un prete missionario”. Il saluto d’addio: “La mascherina è noiosa per tutti, chissà come l’è per voi ragazzi! Ma se nonostante la portiamo, è segno che ci teniamo a che tutto vada bene e possiate presto giocare al pallone. Ciao!”. Una predica fuori posto?
Il guardiacoste Aurelio Visalli s’è buttato tra le onde furiose per salvare due adolescenti che, facendo le capriole sul bagnoschiuma delle onde alte sei metri, erano stati trascinati al largo. I due ragazzi si salvarono, uno resistendo aggrappato a una boa per un’ora e l’altro scaraventato a riva da una furiosa onda amica. Furono salvi senza il contributo fisico del guardiacoste che invece annegò nella furia del mare. Inutile sacrificio del guardacoste Aurelio Visalli, papà di due bambini rimasti orfani!
“Quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare” (Lc 17,10).
Inutili tutti i sacrifici di coloro che hanno sacrificato la vita senza ottenere il risultato per cui hanno sacrificato la vita? Inutili i sacrifici degli operatori sanitari morti insieme con i malati che stavano curando? Inutili i sacrifici dei nostri sforzi che, lì per lì, non producono nessun effetto? Inutili tutti i fiori che il vento si porta via, negando loro di maturare il proprio frutto? Inutili i rami degli ulivi o delle viti che vengono potati affinché gli alcuni rimasti producano abbondanti bacche o grappoli? Inutili le preghiere che non si concludono con il baldo grido di “Grazia ricevuta!”? Inutili le lacrime delle madri di figli dipendenti dalle droghe? Inutili i tentativi di coloro che attraversano il deserto e il mare per approdare alla riva di un futuro migliore, ma da cui però vengono ricacciati nel passato? Inutili i sacrifici dei guardiacoste, delle guardie carcerarie, e di tutti coloro la cui opera comporta molti pericoli e, a volte, anche molte incomprensioni? Infine, inutile lo sforzo di ciascuno di noi per migliorare il proprio temperamento che, con gli anni, si incallisce sempre più?
Sì, tutto inutile! Perché l’intima natura di ciò che siamo non è alcun utile.
L’intima natura che siamo è la gratuità. E’ la divinizzazione. E’ il fascino di ciò che è sublime,
non toccato da alcun calcolo. Liberi!
E’ umano piangere per la morte di una persona cara. E’ giusto chiedere all’ente pubblico di riversare cura sui bambini rimasti orfani per la morte di un genitore nell’esercizio del suo dovere. E’ saggio imparare dagli errori commessi che possono aver concorso alla morte di un congiunto o di un amico. Perpetrati questi momenti richiesti dalla psicologia e dalla giustizia umana, veneriamo la sublime eroicità di chi ha dato la vita per gli altri: il guardacoste Aurelio, Willy, i fratelli cuneesi Davide e Francesco, il ricercatore Giulio Regeni, i medici e le infermiere, don Roberto di Como, i missionari e tutti quelli che hanno dato la propria vita per salvare la vita altrui.
Non tutti i fiori di un ciliegio sono utili a portare frutto. Il vento ne disperde molti. Inutili, profumano e abbelliscono l’ambiente, come il vocio corale degli alunni dell’attigua scuola primaria (Via Palermo 7) che proprio in questo momento rallegra anche me che sto scrivendo questa lettera.
L’ambiente: senza orari di lezioni, senza cattedra e banchi, eppure è la grande scuola dove tutti siamo alunni e maestri della vita, senza l’utile di esami né di voti sulla pagella. E’ l’ambiente che tutti insieme curiamo che educa i nostri fanciulli e adolescenti alla dignità della vita, senza ferirli con condanne, come in natura la primavera evolve nell’estate.
Papa Francesco direbbe: siamo tutti fratelli.
Il fascino di ciò che è sublime, inutile agli utili, amore eroico.
p.Luciano
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