Dom 13 Dic 2020 Scritto da Pierinux Commenti disabilitati su Avvento: le fasce e il lenzuolo

lo avvolse in fasce…
lo avvolse con un lenzuolo…

L’icona, cara soprattutto alle chiese orientali, che fonde in una sola immagine la mangiatoia e il sepolcro, è realisticamente vera. La nascita e la morte sono i due capitelli dell’arco della vita, inseparabili, l’uno grazie all’altro. Quest’anno l’icona che congiunge la mangiatoia dell’erba e il sepolcro scavato nella roccia è, come sempre, profondamente attuale; ma non solo. Quest’anno è madida di calda commozzione e di affetto umano. E’ il Natale dei bimbi nati in questo anno; è il Natale dei tanti anziani che hanno portato a termine il loro cammino terreno. E’ il Natale della mangiatoia ricolma di erba fresca; è il Natale del sepolcro scavato nella roccia. E’ l’onda che emerge dal seno dell’oceano ed è l’onda che nel seno dell’oceano fa ritorno. Appaiono due, e sono un’unica onda.

Il Vangelo di Luca con le stesse espressioni verbali narra la nascita con l’avvolgimento nelle fasce e la riposizione nella mangiatoia, e la morte con l’avvolgimento con il lenzuolo e la riposizione nel sepolcro scavato nella roccia.

“(Maria) diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia” (Lc 2,7)

“(Nicodemo) si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce e lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia“. (Lc 23, 52-53).

Avvolti in fasce siamo stati deposti nella mangiatoia dell’erba. Un giorno avvolti con un lenzuolo saremo riposti nel sepolcro scavato nella roccia. L’arco della nostra vita si forma senza la regia del nostro io: la nascita lo avvolge in fasce e lo pone nella mangiatoia, e la morte lo avvolge con un lenzuolo e lo pone nel sepolcro scavato nella roccia.

Credo che noi tutti siano stati colpiti dalle ultime parole che si sono scambiati una sposa con il sposo, calciatore, in punto di morte di lui.

Lui: “Vorrei solo dirti grazie per quello che stai facendo, per me e per le nostre meravigliose bambine. Sei davvero unica per le energie che profondi e per l’amore che riesci a dare in ogni cosa. Spero che il Signore ti possa riconoscere tutto questo. Darti tutto quello che meriti”.

Lei: “Nel momento in cui stava morendo e non se ne voleva andare, io l’ho abbracciato forte e gli ho detto: Paolo, adesso vai, hai sofferto troppo. Staccati, lascia questo corpo e vai. Io crescerò le bambine e porterò avanti i nostri progetti. Tu hai fatto anche troppo e quindi si è addormentato in quel momento”.

Avvento 2020! Attendiamo il santo e gioioso Natale! Spogli delle abbaglianti decorazioni artificiali, celebriamo la vita avvolti nelle fasce della nascita e riposti nella mangiatoia del tempo esistenziale, insieme con i nostri cari che, quest’anno, numeosi sono stati avvolti nel lenzuolo e riposti nel sepolcro scavato nela roccia! Tutti insieme, nella grande vita, nella grande onda della grazia. Tutti insieme con l’Emmanuele, il Dio con noi.

La santa madre ci ha avvolti di fasce affettuosamente, e piamente ci avvolgerà con il lenzuolo per riporci nel cuore di Dio.

p. Luciano


P.S. Un amico giornalista che cura “Luoghi del sienzio” per il quotidiano Avvenire mi ha invitato ad ascoltare il canto di quattro giovani: un palestinese, un israeliano, un italiano e una americana. Il nome del gruppo: Little Drummer Boy – voices from Bethlehem. In Google scopro che il canto risale a due anni fa, ma per me – sempre così distratto – è risultato nuovo.

La canzone è di contenuto religioso e leggendario allo stesso tempo: parla di un ragazzo che, impossibilitato a portare un dono al Bambin Gesù, inizia a suonare il tamburo in suo onore, con l’approvazione di Maria. La melodia è come le onde dell’oceano che è il cuore umano e le sue profonde emozioni.

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