Dom 11 Apr 2021 Scritto da Pierinux Commenti disabilitati su l’orticello – giardino – grembo materno

Κήπος

l’orticello – giardino – grembo materno

La Pasqua di Gesù, descrive Giovanni nel suo Vangelo, ebbe inizio e si compì dentro la familiare dimensione dello spazio che nell’originale testo greco è denominato: “kήπος” (kepos). La Bibbia ufficiale della Chiesa italiana traduce “kήπος” (kepos) con giardino, ma il mio dizionario di lingua greca va più a fondo e dà tre traduzioni che si fecondano e si completano a vicenda: orticello, giardino, grembo materno.

“Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c’era un giardino (κηπός), nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli” (Gv 18, 1-2). Il testo citato lascia intuire che Gesù e i suoi discepoli pernottavano spesso sotto gli ulivi di quel giardino – orticello – grembo materno, chiamato Getsemani. Quella notte, però, Gesù non dormì. Si distanziò alquanto dai discepoli appisolati ed entrò nell’angoscia della Via Crucis che l’attendeva. Sudando sangue pregò di poter evitare la croce, ma poi si affidò: “Padre, se vuoi allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 2,42). Gesù fu poi ammanettato, trascinato via dal giardino del Getsemani e consegnato alla mischia della città. Decretata la morte, fu spinto nuovamente fuori dalle mura e crocefisso su un colle che, per la sua forma, era chiamato “Golgota”, ossia “cranio”. Quindi, la sua salma da due amici, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, fu portata a braccia in un giardino “kήπος” che si trovava sul pendio del colle, dove fu sepolto in un anfrattro della roccia, nel grembo materno. “Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino (kήπος) e nel giardino (kήπος) un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto” (Gv 19, 41). All’alba del terzo giorno una donna, che Gesù aveva liberato da sette spiriti maligni, stava piangendo la morte di colui che l’aveva ricondotta alla libertà. Gesù risorto la chiamò per nome ed essa, meravigliata, lo ritenne il giardiniere (κηπουρός – kepouros).

Tutto avvenne raccolto nell’ambito del kήπος che è l’orticello, il giardino, il grembo materno di questa nostra realtà: l’orticello familiare dell’ultima cena, la gravidanza turbolenta della storia, il giardino primaverile della risurrezione. Abbiamo troppo ridotto la Pasqua solo al dramma storico del genere umano, e abbiamo troppo lasciato al margine la natura: orticello, giardino, grembo materno dell’esistenza. Abbiamo perfino banalizzato la Pasqua come una rivincita di noi, individui umani al centro di tutto, sulla morte riprendendoci la vita che questa ci aveva sottratto. Risorgeremmo ancora aggrappati al proprio io. Resterebbe il vanto, scrive Paolo (Ef 2, 9).

Con e in Cristo battezzati nella morte, con e in Cristo risorgiamo a “camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Non trovo espressione più propria per indicare questa novità di vita che la comunione dei santi. I nostri singoli io, liberati dalle catene del vanto, risorgono-risorgeranno in santa comunione. In questa comunione, tutto è nuovo. Eppure tutto è vero, tutto è identicamente se stesso nella santa comunione. Il più piccolo è il più grande e Giovanni il battista, il più grande tra i nati di donna, china il capo venerando (Lc 7,28).

Padre Shigeto Oshida, ricoverato nell’ospedale cittadino di Tokyo, al sottoscritto che gli fece visita (1999) e gli chiese come era avvenuto il suo incontro con Gesù e il Vangelo, rispose: “Ero in guerra in Manciuria e vedevo ogni giorno bambini e gente umile uccisa e gettata nella polvere. Non ebbi più pace. Un giorno lessi quelle parole: nel regno Dio il più piccolo è il più grande. In quelle parole mi si è schiarito l’anelito radicale della mia umanità. Quindi, in quell’anelito, mi sono immerso, battezzato”.

Com’è potente questa ribellione radicata nel nostro intimo, che si ostina e si ostina a non rassegnarsi a che tutto possa concludersi nel non senso. L’umanità, quest’anelito ostinato, l’ha registrato nelle Scritture, nelle religioni, nelle culture; ma sono le Scritture, le religioni, le culture che lo sanno dall’esperienza umano. “Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto” (1 Cor 15, 13). Nessuno avrebbe mai riconosciuto il Cristo in Gesù morente sulla croce, abbandonato dal Padre e dai discepoli, se il Cristo non fosse il fremito della sua radice umana. La Pasqua è la solenne festa della radice della nostra umanità, da cui vibra quell’anelito di giustizia, di senso, di pace che ci accompagna dal vagito all’ultimo respiro. E’ la solenne festa delle nostre domande che rimangono senza risposte nel breve tempo della nostra esistenza, eppure non tacciono, perché sono più profonde e immense dell’orizzonte del nostro io e dei suoi anni. In queste domande che rimangono senza risposta ci battezziamo, fino alla morte. “Ciò che semini non prende vita se non muore” (1 Cor. 15, 36). Kήπος: l’orticello – giardino – grembo materno del nostro nascere, crescere, morire in vita eterna.

Un caro amico ha chiesto e ottenuto dal Comune di Milano un terreno sito nella prima periferia della città, per offrire a giovani universitari, a immigrati, a italiani come a stranieri, insomma a chiunque voglia toccare la madre terra con le proprie mani: zappare, seminare, innaffiare e infine contemplare il colore dei fiori e gustare il sapore naturale degli ortaggi e dei frutti. Ovviamente il pomodoro che è cresciuto e maturato nell’amichevole dialogo tra il contadino e la terra e il sole e la pioggia, non è soltanto nutriente, ma è di casa, uno della famiglia. Ebbene, Paolo – è il nome del giovane amico ultimamente diventato papà di Alice – mi ha comunicato di aver riservato un appezzamento anche per l’ottantenne prete che è il sottoscritto. A una clausola: che ogni tanto mi fermi anche dopo il lavoro per momenti di meditazione e di preghiera con chiunque aderisce, naturalmente nel tempio che è il kήπος, orticello – giardino – grembo materno.

Così mi è data una giornata della settimana nel riposo che ristora, nel ristoro che dà riposo. Il regalo della Pasqua 2021. Grazie. p. Luciano


il kήπος del riposo – ristoro
Cascina Sant’Ambrogio Via Cavriana, 38 , Milano.
Visibile l’abside di una antica chiesa romanica: il richiamo dello Spirito.
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