Nei primi anni 90 la nascita di “La stella del mattino – laboratorio del dialogo Vangelo e Zen” urtava contro difficoltà economiche precedenti. Alcuni amici, spontaneamente, ci vennero incontro; fra loro Franco Battiato che ci fece pervenire una generosa donazione. Ricordando con gratitudine, invio agli amici questa lettera.
Credo sarebbe presuntuoso chiamare amicizia il rapporto che mi fu dato intessere con Franco Battiato. Fu qualcosa più sobrio di ciò che comunemente chiamiamo amicizia; ciononostante, oppure proprio grazie a ciò, fu un rapporto genuino. L’amicizia sovente comporta anche strascichi, mentre il rapporto con Franco non andò mai oltre le occasioni e le necessità inventate dalla vita, a sorpresa.
Nel 1987 un amico di Assisi, tecnico di TV3, donò a Franco un opuscoletto dal titolo “Cristo e Buddha” in cui era registrata una mia conferenza tenuta a Foligno su iniziativa dell’editore “Oriente – Occidente”. Franco corrispose facendomi pervenire l’invito alla prima visione della sua opera “Genesi” che si sarebbe tenuta al Teatro Regio di Parma, 26 aprile 1987. Fu l’occasione del primo incontro personale.
Durante gli anni della mia permanenza in Sicilia (1988-93), su proposta della vita, gli incontri si fecero frequenti. A un convegno dell’Azione Cattolica Siciliana, tenutosi a Catania, Franco fu invitato come cantautore e il sottoscritto come direttore della Caritas diocesana di Mazara del Vallo, città dalla folta presenza di immigrati dal mondo islamico. Un giovane lanciò una freccia contro Franco quando questi salì sul palcoscenico: Tu non sei più un vero cristiano! Franco, rattristato, lasciò il convegno senza offrire la prestazione musicale per cui era stato chiamato. Quando giunse il turno del mio intervento, all’assemblea parlai dello Spirito di cui si percepisce il soffio, ma tu non sai da dove e verso dove spira. C’è una fede genuina che è soffio del vento, è arte, è musica, è safari.
Sotto la regia di Giovanni Minoli TV2, la Caritas diocesana di Mazara del Vallo, anno 90, organizzò un concerto di amicizia tra giovani italiani e giovani immigrati tunisini. Franco fece dono del suo canto apprezzatissimo da ambedue le sponde giovanili.
Ricordo caro del mio periodo siciliano furono le occasioni che ebbi di fare visita a Franco nella sua villa campagnola a Milo. La madre stava seduta su uno scranno durante tutto il tempo della nostra conversazione, sgranando la corona del rosario. Franco aveva ristrutturato il vecchio fienile retrostante in cappella, sui cui muri aveva dipinto un grande crocifisso, l’immagine di Maria e di alcuni santi, se non vado errato: i due medici Cosma e Damiano venuti in Italia dal Medio Oriente. Un giorno mi disse che quando si trovava in uno dei paesi dove vige la liturgia in rito bizantino, andava a messa e ne tornava commosso.
In uno degli anni 90, un mio (ex)confratello, Eugenio Melandri, eletto parlamentare europeo nel partito Democrazia Proletaria, d’intesa con il Comune di Roma era intento ad organizzare la festa “Chiama l’Africa” del 7 dicembre al Campidoglio. Mi chiese di interessare Franco a partecipare e Franco rispose subito: Sì. Alcune settimane dopo, per posta, mi pervenne un dossier di pagine e pagine in cui l’agenzia discografica a cui Franco aveva legato le sue performance minacciava sanzioni al cantautore e anche ai cooperanti qualora avesse infranto l’esclusività pattuita. Cercai di spiegare che se migliaia e migliaia di giovani africani immigrati in Italia avessero potuto gustare gratuitamente le canzoni di Franco alla festa “Chiama l’Africa”, l’agenzia discografica in seguito ne avrebbe tratto profitto. Fu inutile! Altra situazione: un giorno Franco si prestò a cantare canzoni ancora inedite ai giovani dell’oratorio di Zelo Buon Persico. Quella fu anche l’occasione per sostare alla casa La stella del mattino – laboratorio del dialogo Vangelo e Zen a Galgagnano, Lodi.
Un incontro significativo fu la testimonianza che Franco offrì alla presentazione del libro “Delle onde e del mare – l’avventura di un cristiano in dialogo con lo Zen”, 14 giugno 2007 nella basilica di San Carlo, Corso Vittorio Emanuele, Milano. Soffermandosi particolarmente sul capitolo XXV del libro dal titolo “La religione – il carisma dell’essere”, Franco lesse le parole del vescovo giapponese, discendente dei cristiani nascosti. “La cultura giapponese conosce molte virtù, possiede le vie e i metodi per raggiungere i meriti più fini e delicati della vita, molto più dei battezzati italiani; mentre voi italiani avete altre doti di cui il popolo giapponese è carente… Ma tutte queste sono caratteristiche etniche, sono eredità culturali. Sono preziose, ma non sono né il Cristo, né il Buddha. Il Cristo e il Buddha sono invece carismi riversati su queste disposizioni naturali e culturali… La religione è un profumo, non un sistema. La nostra Chiesa cattolica… si è appesantita di ciò che non è suo, dimenticando che la sua parte è profumare il cammino dell’uomo con il Vangelo del perdono e non possedere il cammino dell’uomo… come se un uccello, anziché volare libero da un ramo all’altro, si preoccupasse di possederli” (pag. 204-5).
Gli apostoli non volevano lasciar partire il loro maestro. “Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado non verrà a voi il Paraclito” (Gv 16,7). Paraclito è colui che accompagna. La maturazione religiosa non è l’adorazione del Dio Assoluto; ma è compiere il viaggio dell’esistenza portati dal vento creativo dello Spirito Santo: Dio, l’uomo, il creato in vivida compagnia! Secondo la natura tre differenti a solo, che in coro cantano l’esserci.
Propongo l’ascolto di “La cura”.
p.Luciano
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie
Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo
Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te
Vagavo per i campi del Tennessee
Come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
Attraversano il mare
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi
La bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
Ti salverò da ogni malinconia
Perché sei un essere speciale
Ed io avrò cura di te
Io sì, che avrò cura di te