Lun 5 Lug 2021 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

l’anarchia della grazia

Alcune affermazioni dell’apostolo Paolo, custodite nel Nuovo Testamento, sono rivoluzionarie, sconvolgenti. In questi giorno mi fanno compagnia, senza sosta.

“… la forza della legge è il peccato” (1 Cor 15,56),
“… le passioni peccaminose stimolate dalla legge, si scatenavano nelle nostre membra” (Rm 7,5), “… in base alle opere della legge nessun vivente sarà giustificato” (Rm 3,3,20),
“… non siete sotto la legge, ma sotto la grazia” (Rm 6,14).

Stamane mi sono recato a messa nella chiesa di Santa Maria Incoronata, ore 11,30. Sospeso sopra l’altare pende un antico crocefisso in legno, privato delle braccia dall’erosione delle tarme. Lo fissavo ascoltando dalla prima lettera di Paolo ai Corinzi queste parole: “Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o dalla sapienza… Mi presentai a voi nella debolezza e con timore e trepidazione…, sulla potenza di Dio” (1 Cor 2, 1-7). Ogni affermazione di Paolo è come una miccia che, esplodendo, libera una catena di scoppi.

Rientrando dalla messa con le parole di Paolo scoppiettanti dentro di me, ho sostato al gazebo da giorni installato sul marciapiedi per raccogliere firme a sostegno del referendum pro l’eutanasia legale. Seduti al gazebo i quattro giovani con cui avevo già dialogato quattro giorni prima. Nuovamente espressi loro la mia critica: “Da giovani come voi, pieni di vigore vitale, io mi aspetto non la liberazione dal dolore togliendo la vita, ma la promozione della vita liberandola dal dolore. I momenti più intensi e personali di ogni uomo vanno rispettati e non messi apposto on leggi”. Era la stessa critica mossa alcuni giorni fa; ma stavolta sentivo esplodere dentro di me la potenza delle parole di Paolo e aggiunsi: “La forza della legge è il peccato! E’ profanazione della coscienza”. Il giovane, forse capo del gruppo, rispose: “Lei allora continuerebbe a tenere in vita un povero disgraziato ridotto a vegetare in seguito a un incidente stradale?”. Risposi: “Sì”, trepidando perché nella mia vita non ho ancora messo in atto questo “Sì”. Allontanandomi sentii una giovane del gruppo che sussurrò: “Secondo me quello è un filosofo anarchico”; ma io non mi voltai a correggere: “No, sono un semplice prete!”. Ho detto quel “Sì”, non perché sono un forte, ma perché, pur nella mia fragilità, ammiro la nobiltà di tante persone che frequentemente vedo condurre a passeggio persone con handicap fisico e a volte anche psichico! Lo fanno con tanto affetto! Capolavori di umanità!

Il telegiornale di ieri, 3 luglio, ha dato di seguito due notizie: 1) 1700 operatori sanitari, nel nome di decine di migliaia di colleghi, ricorrono al TAR contro il governo che, per prevenire contagi, ne ha decretato l’allontanamento dalla sanità; 2) un folto gruppo di famiglie lombarde che hanno avuto vittime covid ingaggiano una causa contro il governo perché ha tardato il decreto lockdown della Lombardia nel febbraio 2020. La giornalista raccontò le due notizie, una dopo l’altra, senza esprimere il minimo stupore circa la loro contraddittorietà. Forse senza nemmeno averlo notato.

L’affanno covid verte verso la sua fine e noi possiamo uscirne rinvigoriti oppure svigoriti. La differenza è data dal sentirsi, della vita e della storia, il soggetto, oppure l’oggetto. La via dell’essere soggetto è quella di attingere dalle proprie radici la linfa del pensiero della mente, dei sentimenti del cuore, delle mani che operano. La mente rorida di vita genera l’idea che il cuore riscalda e le mani attuano, sudando. Questa via è meditare, è ascoltare, è pregare, è dedicarsi. E’ la via della libertà. E’ la via dell’arte.

La via dell’essere oggetto, invece, è la via della casistica delle leggi. E’ la via del moralismo, è la via della dipendenza sociale, è la via della religione dei favori. Infine diventa la via del togliere il disturbo.

Quando giunge il momento della morte, da persone libere che accolgono la morte come la spiga accoglie la mietitura, aiutiamo e aiutiamoci a morire secondo la dignità della natura umana, lenendo il dolore. Credo che nulla lenisca il dolore quanto la vicinanza di chi si è amato e da cui si è stati amati. Se una iniezione per ridurre il tempo del dolore deve praticarsi, deve essere un gesto che scaturisce dentro l’affetto famigliare e non nel nome di una legge.

Lo Zazen e il Vangelo: due pratiche che tengono rorida di linfa la vita di ciascuno di noi fino a quel giorno. Quando consegnarsi sarà spontaneo.

“La forza della legge è il peccato”.

La legge è uguale per tutti – Tutti siamo uguali davanti alla legge! In queste espressioni c’è il peccato originale della legge, ossia della via del vivere come oggetto. Sì, perché la legge uguale per tutti massifica tutti in una uguaglianza passiva e noiosa, mentre siamo tutti diversi di carattere, di situazione culturale – sociale – religiosa. La legge, per farsi valere in modo uguale da parte di tutti, prima deve allivellare tutti al suo schema. Sì, abbiamo bisogno di regole convenute assieme, ma non di leggi che presumono l’uniformità. L’apostolo Paolo chiama “grazia” la vita nella giustizia, nell’armonia, nel rispetto, nella solidarietà che germoglia nella coscienza, dalla coscienza. Rinvigoriti dalla linfa della grazia che sgorga nella – dalla coscienza, molti uomini e donne hanno offerto liberamente la loro vita per coltivare amore e pace. E non c’era legge alcuna a prescriverlo.

Una miriade di leggi l’hanno paralizzata. Liberare la coscienza: entusiasmante compito che ci attende!

Cos’è la coscienza? p. Luciano
ringraziando mamma Veronica che in internet condivide in stampalibera il sorriso di Dylan, paraplegico, ma amato. Purezza!


https://www.stampalibera.it/2019/11/08/dylan-a-5-anni-e-cieco-e-paraplegico-il-coraggio-di- mamma-veronica
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