Dom 11 Set 2022 Scritto da Pierinux AGGIUNGI COMMENTO

amore – odio

“Per decreto governativo, sui mezzi di trasporto pubblici è fatto obbligo indossare la mascherina FFP2, a coprire completamente naso e bocca. Ogni trasgressione sarà punita e comporterà l’intervento delle Forze dell’Ordine e la sospensione della corsa”. E’ l’annuncio che in metropolitana e nei treni è diramato ad intermittenza. Eppure, come alle grida di manzoniana memoria, nessuno dei passeggeri che non fa uso della mascherina – quasi la meta dei presenti – si scompone e nessuna Forza dell’ordine compare a fermare la corsa. Lo stesso decreto obbligherebbe pure il vettore a controllare la situazione.

Prudenti gli uni e imprudenti gli altri? Arretrati gli uni e progressisti gli altri? Non è l’argomento di questa lettera, la quale invece intende riflettere su un dato di fatto che sempre piu invale: le parole sono dette senza comportare l’onere del loro significato specifico. Parole, quindi, che sono suoni indistinti, impersonali, adattabili ad ogni uso assecondando l’opportunita dell’io parlante. Parole, quindi, che sono piu referenti dell’io che vuole e del modo in cui vuole, che dell’io razionale che distingue, confronta, riflette, verifica. Si diffonde così un linguaggio impulsivo, inclusivo, volgare e, non poche volte, irrispettoso.

L’oriente e l’occidente sono, ciascuno, custodi di una propria tradizione della parola, differenti sì, eppure ambede nobili. Parola in giapponese è kotoba (言葉) Koto () raffigura le parole che, come batuffoli di vapore escono dalla bocca, e ba (葉)(forma eufonica di ha) indica la foglia. Tutto è impermanente: insegnò il Buddha! Quindi, le parole sono foglie lievi che oscillano nel vuoto. Tuttavia le religioni orientali hanno fatto fronte all’impermanenza di significato dei batuffoli che escono delle bocche umane contrapponendo la solidità delle tradizioni e la fedeltà ai costumi. In tale modo i batuffoli, pur disciogliendosi nel vuoto dell’impermanenza, gorgheggiano la eco della realtà vera e concreta, oltre l’impermanenza. La eco della poesia haiku…

Se la parola è una foglia che vibra nel vuoto, questa è pur sempre unica, con le sue nervature e coloriti è pur sempre una meraviglia. L’unicità di ogni persona e perfino di ogni foglia è il tesoro che la porzione umana cresciuta nell’occidente ha custodito e coltivato nei secoli. Nel dialogo interculturale oriente – occidente, il valore dell’unicità individuale è il dono che l’occidentale offre al fratello della terra dove sorge il sole, in cambio del fascino del tutto-uno, che l’orientale va esercitando sulla terra dove il sole tramonta.

L’orientale, smarrendo la fedeltà ai costumi, smarrisce pure il nobile suo linguaggio che i costumi hanno custodito pur nell’impermanenza del tempo. L’occidentale, smarrendo la veridicità razionale delle parole, smarrisce il potente convincimento del suo linguaggio, inaridisce la sua anima, tradisce la sua vocazione storica. Nella sua tradizione molti occidentali sono rimasti fieramente in piedi anche sul crinale dell’abisso, sostenuti da una fede loro interiore. “Essere finito ed essere eterno – per una elevazione al senso dell’essere” è il titolo di un’opera della filosofa-monaca Edhit Stein, martire ad Auschwitz, elevata da Giovanni Paolo II a patrona dell’Europa.

Nei giorni 1-4 settembre una cinquantina di fratelli e sorelle che riconoscono nel silenzio dello Zazen e nella parola del Vangelo due cigli del loro sentiero di vita, hanno condiviso la pratica religiosa, hanno riflettuto e verificato il loro cammino. Furono giornate di profonda commozione umana. In ognuno c’è un fondo silenzioso insondabile a se stesso; eppure ciascuno ha un nome, un volto, un tono di voce, una individualità. Siamo silenzio e siamo parola. Tra il silenzio e la parola, come un arco che unisce e distingue, l’ascolto. L’ascolto come atteggiamento di fondo dei comportamenti quotidiani custodisce vivo il silenzio e viva la parola.

Nella celebrazione eucaristica conclusiva della Tre Giorni, domenica 4 settembre, la liturgia ci ha proclamato uno dei versetti piu rivoluzionari del Vangelo (Lc 14, 25-27). La traduzione letterale seguita fino ad oggi in tutte le lingue dice: <Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo>. Nella celebrazione suddetta ci siamo trovati davanti alla traduzione adottata ultimamente dalla conferenza episcopale italiana: <Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo>. L’originale “Se non odia…” è diventato: “Se uno… non mi ama più di quanto ami suo padre… “. La forma verbale nel testo originale è: μισεῖ (misei) terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo μισεω che tutti i vocabolari traducono: odiare. Certamente sentirsi annunciare da Gesù che per seguirlo si deve essere disposti ad odiare le persone piu care e la propria stessa vita lascia allibiti, storditi. Eppure nella vita, se si ama visceralmente, per amore si può giungere ad odiare, ad odiare amando visceralmente. L’amore viscerale conosce l’odio e quell’odio è lo stesso amore viscerale. Nell’abisso della sofferenza l’uomo che crede visceralmente in Dio puo giungere a bestemmiarlo. Lo bestemmia perchè continua ad amarlo. “Dio mio, Dio mio, perchè m’hai abbandonato”. Quindi: “Nelle tue mani affido il mio spirito”. L’amore trattato secondo la graduatoria del più e del meno non è amore. Amare di più Gesù e meno i propri cari e la propria vita non è amore. In Gesù noi amiamo l’universo intero, in un solo amore. Lui, Gesù è nell’affamato, nell’assetato, nell’ignudo, nel carcerato, nell’infermo.. e nel peccatore. E’ in me peccatore. Ha odiato il mio peccato, amandomi.

Là dove il Vangelo ci sconvolge, ci salva.
Questa lettera agli amici la invio anche al mio arcivescovo Mario, di cui ho profonda stima.

p. Luciano.

questa e altre foto Tre Giorni in: https://photos.app.goo.gl/d24SKENrNPwYQLgy6

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