…ἠγέρθη, οὐκ ἔστιν ὧδε…
…è stato raccolto, non è qui… (Mc 16,6)
Si susseguono giornate indefinite tra il freddo e il caldo, tra il nuvoloso e il cielo terso, tuttavia un qualcosa nell’aria bisbiglia che la primavera è arrivata. Nel primo mese primaverile, un anno prima un anno dopo seguendo l’andamento della luna, la chiesa celebra la solennità della Pasqua. Nei giorni pre-pasquali l’accorrere di tante persone al confessionale a chiedere il sacramento del perdono e della riconciliazione, infervora noi sacerdoti allo svolgimento della nostra missione. Le peripezie di questi tempi hanno fomentato molta solitudine e le persone avvertono un bisogno esistenziale di comunicare il loro disagio, ma non nel rumore, non “on line” schiacciando un tasto dopo l’altro, bensì in un luogo dove si è ascoltati a tu per tu in solitario e dignitoso silenzio. Quando le persone s’accorgono che il sacerdote non fa loro fretta, dopo il segno della croce che loro sancisce il perdono ricevuto, amano confidare anche le speranze e le paure che intrattengono nel loro cuore.
“Quanta violenza nell’aria oggigiorno!”, così tante persone. E’ quella violenza che circola attorno, indefinita, di cui non si coglie il perché e il percome. Un monopattino piazzato nel bel mezzo dell’esiguo marciapiede che obbliga il pedone a scendere in strada tra le macchine per poter passare avanti! Anche la violenza sugli animali: ridurre i cani a far da bambocci mentre la loro natura li vuole correre nelle radure.
Commoventi le lacrime di una mamma. Suo figlio è nato con una minima anomalia genetica. Tutto come gli altri ragazzi, ma una fatica quotidiana in più per stare dietro ai compagni a scuola. Mamma e papà hanno fatto di tutto perché il figlio, pur con il disagio di cui è portatore, si senta contento di se stesso, accolto e rispettato. Finché la declamata meritologia del profitto scolastico lo ha portato a doversi accontentare dell’ultimo posto. Abbassa il livello intellettuale della classe e il grado educativo del docente! In classe nessuno tira fuori la parola violenza, nessuno fa il violento, ma si parla solo di risultati eccellenti, di voti eccellenti e di eccellenti prospettive di lavoro! La violenza coi guanti!
Ho cercato nel testo originario del Vangelo, che è in greco, il verbo con cui gli evangelisti annunciano che Gesù è risorto. Marco, Matteo e Luca usano la stessa forma verbale, probabilmente Matteo e Luca che hanno scritto dopo, semplicemente hanno adottato l’espressione di Marco. Ecco il testo originario: …ἠγέρθη, οὐκ ἔστιν ὧδε… (ȇghertsȇ ouk estin ȏde…), la cui traduzione letterale è: …”E’ stato raccolto, non è qui…”. “E’ stato raccolto – E’ stato sollevato” è il verbo con cui gli evangelisti ci hanno tramandato l’avvenimento della risurrezione. Richiama la preghiera del salmista: “Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto” (Salmo 27,10).
Noi siamo soliti comprendere la risurrezione come una grazia di cui il Padre ci farà dono dopo la morte. Potremmo, quindi, disimpegnarci riguardo il qui ed ora, rimandando tutto all’altra vita. Il Vangelo ci annuncia che il Padre ci raccoglie dall’abbandono e ci solleva a novità di vita in ogni qui ed ora, ad ogni respiro. Festeggiare la Pasqua è purificare l’aria dalla foschia della violenza e diffondere la freschezza della fiducia. E’ disintossicare l’aria dalla prepotenza del successo e dell’apparenza, e coltivare la tenerezza del rispetto verso le persone e la natura.
Buona Pasqua